La bonifica dell'area, di pertinenza del sopracitato Ministero, è stata riconosciuta anche da una sentenza del Tribunale di Milano passata in giudicato che ha condannato Eni-Rewind, la società che ha sostituito Syndial per le operazioni di bonifica, al pagamento della somma di 72 milioni di euro, già versata al Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, a causa del danno ambientale causato al sopracitato SIN.
Nel 2019 è stato stipulato il Progetto operativo di bonifica (POB) Fase 2 che prevedeva, da parte di ENI, l'asporto e il trasferimento, al di fuori della Regione Calabria, di tutti i rifiuti della bonifica pericolosi per la salute pubblica. Sin dalle fasi iniziali, il progetto è stato condiviso da tutte le amministrazioni locali al fine di non aggravare la grave situazione esistente. I ritardi causati dalla mancata decontaminazione dell'area hanno determinato l'insorgere di gravi malattie tumorali tra i cittadini crotonesi e dati forniti da SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) condotto dai ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità hanno confermato che nelle aree SIN (Sito di Interesse Nazionale) si registra un eccesso di mortalità costante dovuto, per oltre il 50%, a tumori maligni.
Considerato che ad oggi non è stata effettuata una vera e definitiva bonifica sui siti crotonesi, ma solo opere di messa in sicurezza. Ulteriori ritardi mettono a serio rischio la salute dei cittadini e aumentano la possibilità che i veleni penetrino nelle falde acquifere, essendo i depositi vicini al mare. Inoltre, gli impianti di smaltimento rifiuti nelle aree limitrofe stanno crescendo in modo sconsiderato. ENI, che dovrebbe avviare i lavori di bonifica, sta prendendo tempo e proponendo alternative che aggravano la situazione, come ad esempio trasferire parte del sito industriale in una discarica privata chiamata Columbra, o creare un nuovo invaso all'interno del sito "Sin", entrambe opzioni inaccettabili poiché comporterebbero lavorazioni e scavi in prossimità della città.
Nel territorio crotonese è necessario prevedere la distinzione tra le tipologie di impianti, indipendentemente dalla categoria dei rifiuti e del territorio (specialmente il nostro devastato dalla questione ambientale) e la possibilità di impartire prescrizioni necessarie al fine di mitigare e/o compensare eventuali criticità; scongiurare ogni ipotesi per realizzare impianti di smaltimento e invasi di rifiuti senza particolari vincoli.
Per le ragioni sopra esposte si chiede che il Comune di Crotone:
1) si attivi, come ha già anticipato il sindaco Vincenzo Voce, presso la Regione Calabria per attuare il fattore di pressione localizzativo;
2) Il sindaco adotti ogni opportuna iniziativa politica ed istituzionale per annullare le modifiche apportate al Piano dei rifiuti dall’Amministrazione regionale in data 12 marzo 2024, al capitolo 32.2 (Punto N). Con tali modifiche si prevede una bonifica a Crotone che aprirebbe la strada per lo smaltimento dei rifiuti in loco e dei residui dell’area Sin di Crotone. Il sindaco si confronti con la Regione con determinazione per garantire il rispetto delle norme ambientali e la tutela della salute dei cittadini, mediante lo smaltimento fuori dai confini regionali;
3) che valuti di avviare nei confronti della Multinazionale la denuncia per "omessa bonifica”, poiché la tutela dell'ambiente e della salute pubblica sono priorità assolute e non possono essere sacrificate a vantaggio di interessi economici. È necessario agire con responsabilità e determinazione per garantire un futuro sostenibile per le generazioni future.
4) che interpelli nuovamente il commissario Errigo per individuare siti di smaltimento di rifiuti pericolosi fuori dal territorio nazionale, come già anticipato dal sindaco.