Nella sua semplicità se ne è andato un piccolo pezzo della storia scandalese, zio Peppe (zio di mia moglie). Non parlava e non udiva, ma sempre solare, simpatico e scherzoso.
Dopo la mesta cerimonia tenutasi nella chiesa Madre di Scandale, officiata da don David Fiore, è seguito il ricordo di mio figlio Ippolito che, impossibilitato ad essere presente, ha lasciato un pensiero che ho poi pronunciato io.
Caro zio Peppe,
è la prima volta che posso dirti apertamente qualcosa senza infingimenti, senza gesti o occhiate; sono sicuro che anche da parte tua, per la prima volta, potrai serenamente ascoltare ciò che sto per dirti.
Sei scomparso come una timida pioggia nella calura estiva; nel silenzio, e quasi chiedendoci il permesso, hai preferito metterci un punto, perché una virgola ti costava troppo. E così, forse anche stanco di portare un peso della cui esistenza sembravi a noi ignaro, ti sei defilato, dolcemente spegnendoti. Mi hai lasciato sgomento; non già perché avessi i tuoi anni – ché non si è mai troppo giovani per lasciare un vuoto nel cuore di coloro che ci vogliono bene -, quanto perché la tua presenza era una delle poche certezze della mia vita. La tua sorpresa nel vedermi quando giungevo da una Milano per te lontanissima aveva l’apparenza di un affetto paterno: “quando ritorni?”, “hai finito a scuola?”, le tue curiosità sul mio futuro e sul mio presente. Semplici, senza alcuna grande pretesa, ma bastevoli al di là di molte parole.
Dicevi di essere forte, anche se le tue forze ti avrebbero presto abbandonato; nella sofferenza e con dignità hai sopportato senza recare disturbo e senza neppure pretenderlo. Semplice come un bambino, generoso come un padre, simpatico e scherzoso come un amico.
Ti ringrazio per tutti i pomeriggi trascorsi a casa mia quando alla solita ora ti facevi vivo per il tè o il caffè. Sentivamo la tua voce in strada e ti venivamo incontro poiché la tua presenza fissa era un momento in fondo imperdibile: poche parole, molte battute articolate in gesti, una partita a carte, un po’ di televisione: un mondo piccolo e genuino, a tua misura, poiché eri una persona gioviale e semplice; a volte difficile, come si conviene ad una semplicità rustica e schietta, che crea imbarazzi e non genera rancori, ma sempre spontanea e mai eccessiva.
Ti ringrazio per i tuoi atti di generosità, per la tua innocenza da eterno ragazzo, per la tua bontà elargita a me e a tutti i tuoi nipoti.
Solo mi cruccio di non aver trascorso questi ultimi momenti vicino a te, che eri forte, come amavi ripetere, e che stavi bene, come sostenevi quando la scorsa estate giustamente non capivi perché ti portassimo in giro, sotto il sole di mezzogiorno, per i corridoi dell’ospedale. E forse è stato meglio così; per te stesso e per noi che ci siamo spenti con te nel vederti consumare come una fioca luce.
Caro Zio Peppe, rimarrai il più bel ricordo della mia vita. Non te l’ho mai detto perché non mi sentivi, ma penso sia importante fartelo sapere ora che hai combattuto la tua battaglia e hai terminato, con grande fatica, la tua corsa. Il Signore saprà scrutare la fede genuina che portavi in cuor tuo; io pregherò per te perché la sua misericordia ti conceda di lodare per sempre il suo nome, là dove la tua voce potrà finalmente essere compresa senza sforzi e le tue orecchie potranno udire l’eterna lode all’Altissimo.
Grazie per tutto ciò che sei stato e hai rappresentato.
Con grande dolore e commozione,
tuo Ippolito
Nessun commento:
Posta un commento