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domenica 29 maggio 2022

Spopolamento e disparità tra l'area jonica e tirrenica della Calabria.

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domenica 15 maggio 2022

MOZIONE INVIATA AL CONSIGLIO COMUNALE DI CROTONE CONTRO LO SPOPOLAMENTO E LA DISPARITA’ TRA L’AREA TIRRENICA E JONICA DELLA CALABRIA.

 


Il 13 maggio 2022, ho inviato in consiglio comunale di Crotone una mozione relativa allo spopolamento del territorio crotonese e alla disparità tra l’area tirrenica e Jonica della Calabria, più volte sono intervenuto sulla triste realtà, poiché da una parte i cittadini calabresi godono dei principali servizi e moderne infrastrutture: porto, aeroporto, ferrovie e treni ad alta velocità, strade e autostrade, mentre dall’altra parte il totale isolamento.

Il mio intervento è per stimolare il dibattito politico, creare un tavolo dove possano partecipare i sindaci dei comuni interessati al fine anche di impegnare il Governo a firmare e, in conseguenza, a presentare un disegno di legge per il Crotonese e ovviamente la Sibaritide, la quale, quest’ultima vive lo stesso dramma, che contrasti lo spopolamento nel territorio e riduca dal punto di vista infrastrutturale il divario che vi è tra il versante jonico e quello tirrenico della Calabria.

🌍ECCO IL CONTENUTO DELLA MOZIONE🌏

OGGETTO: Mozione contro lo spopolamento del territorio provinciale e la disparità tra la fascia tirrenica e Jonica della Calabria.

PREMESSO che, in Italia esistono circa 5.500 comuni di piccole dimensioni, che rappresentano 1/6 della popolazione nazionale, sparsi in quasi tutte le regioni d’Italia. In Calabria questa realtà è maggiormente presente: i borghi caratterizzano e rendono unico il nostro paese, ammassi di case arroccate tra colline e monti, in cui fino a qualche decennio fa gli abitanti conducevano una vita umile e sana, aggrappati ai valori e al forte senso di appartenenza, con molte tradizioni e varietà culturali millenarie o secolari che poco noi conosciamo.

Natura e cultura s’intrecciano anche nei territori ricchi di testimonianze storiche, artistiche e archeologiche. In questi piccoli borghi un tempo si viveva di agricoltura e artigianato, ma le varie politiche nazionali hanno sradicato la loro economia, penalizzando fortemente il lavoro e le peculiarità agricole, come la produzione di frumento, cereali, prestigiosi vini e olio d’oliva, ancor di più mortificati dalla forte concorrenza internazionale e dalla quasi totale abolizione dei sussidi comunitari.

Nella città di Crotone il declino si registra con la chiusura delle fabbriche e con esse la perdita di lavoro si è abbattuta anche nelle piccole comunità dell’entroterra, fenomeno che di conseguenza ha prodotto un inarrestabile processo di spopolamento.

Un tempo le popolazioni internate si spostavano verso i centri costieri e la città capoluogo; oggi, però, il fenomeno è dappertutto. L’emigrazione di interi nuclei familiari raggiunge percentuali altamente preoccupanti non solo in zone rurali e di montagna, ma anche in tutta la fascia costiera. Gli ultimi dati non sono affatto confortanti, l’intera provincia di Crotone è collocata all’ultimo posto nella classifica del Sole 24 Ore che misura la qualità della vita e da altre fonti ufficiali si stima che, tra il 2019 e il 2020, il territorio ha perso 4.522 residenti. Numeri spaventosi per una popolazione che supera di poco i 160mila abitanti.

CONSIDERATO che

  lo spopolamento, come espresso in premessa è da attribuirsi prevalentemente all’abbandono delle coltivazioni, ma anche alla non sufficiente progettazione centrale e locale, al mancato utilizzo dei fondi europei, alla mancata manutenzione del territorio, alle conseguenze dei cambiamenti climatici in corso e dal dissesto idrogeologico, alla totale assenza d’infrastrutture logistiche significative e/o agli inesistenti ammodernamenti delle reti viarie. Oggi la città di Pitagora situata al centro della fascia Jonica, fa i conti con il totale isolamento dal resto del mondo: priva di efficienti linee stradali, ferroviarie e portuali, che influiscono notevolmente sugli abbandoni, il numero complessivo dei residenti si mantiene sulla grossa fetta di popolazione anziana e pensionata. I piccoli borghi se un tempo basavano il grosso del proprio benessere sull’agricoltura, oggi, a causa di una politica nazionale cieca ai bisogni di quel mondo e alla scarsa lungimiranza della politica locale, i nostri paesi sono sottoposti a un lungo processo di eutanasia: la partenza è la sola prospettiva che viene offerta a giovani e ad adulti. Non potersi spostare con facilità, inoltre, ha reso difficile la crescita economica nelle aree interne e ha causato l’impossibilità di viverci (almeno per la parte ionica): i cittadini sono impossibilitati a raggiungere rapidamente i servizi essenziali, come, per esempio, i presidi sanitari, che pesano senza alcun dubbio sulla possibilità di avviare qualsiasi lodevole iniziativa.

SI RITIENE  necessario, consolidare e allargare il dibattito alle associazioni culturali, di volontariato e di categoria, al fine di recuperare ogni risorsa, soprattutto relativa al mondo agricolo: la valorizzazione dei boschi, della pastorizia e il rilancio delle tante produzioni di qualità. Altresì necessario è cercare di fermare l’esodo giovanile intervenendo sulla formazione e su un'istruzione finalizzata anche all'inserimento lavorativo.

Ciò PREMESSO, IMPEGNA il Sindaco e la Giunta a sollecitare il Presidente della Regione, il Presidente della Provincia, il Consiglio dei Ministri, i consiglieri regionali, provinciali e i parlamentari eletti in territorio crotonese a pianificare, di concerto con i territori in conformità a azioni condivise, nuove linee di sviluppo in grado di contrastare lo spopolamento e il declino della città capoluogo. Occorre un serio ripensamento per la sopravvivenza del territorio e delle aree interne con l’obiettivo di determinare nell’immediato un’inversione di tendenza rispetto ai fenomeni di spopolamento, arginare il forte divario tra i due versanti della regione. Istituire un tavolo con l’obiettivo di contribuire a creare una maggiore consapevolezza delle potenzialità espresse dai comuni al fine anche di impegnare il Governo a firmare e, in conseguenza, a presentare un disegno di legge per il crotonese che contrasti lo spopolamento nel territorio e ridurre definitivamente dal punto di vista infrastrutturale il divario che vi è tra il versante tirrenico e Jonico della Calabria.

sabato 7 maggio 2022

TRA INSULTI E POLEMICHE NON SI CRESCE. INTANTO LA MIA BATTAGLIA CONTRO LO SPOPOLAMENTO E LE DISPARITA TRA L’AREA TIRRENICA E LA JONICA NON SI FERMERA’.

Se qualcuno pensa che la mia battaglia finisca contro il famigerato spopolamento nel crotonese e la disparità tra l’area tirrenica e jonica della Calabria, rimarrà deluso. Di fronte a questo problema non si può più tacere. In uno stato ed in particolare in una regione i cittadini dovrebbero avere gli stessi diritti, mentre in Calabria è stata adottata da diversi lustri di tempo una politica assurda, sicuramente la colpa è anche nostra e dei politici che si sono succeduti, ma è anche vero che si è creato un sistema, non so se posso definirlo ‘ndranghetista, ma comunque ne ha tutte le caratteristiche: da un lato i cittadini godono di tutti i servizi, dall’altro il deserto. Pertanto, invito a tutti alla compattezza, non mordiamoci la coda ed evitiamo di prenderci sempre noi le colpe. Le istituzioni hanno il compito di distribuire quantomeno pari dignità ai cittadini.

In questa città, dove io esercito la carica di consigliere comunale, si sente di tutto, polemiche per ogni cosa, attacchi spesso insensati contro l’amministrazione, che demoralizzano tante persone armate di buona volontà e spengono ogni serio dibattito per una crescita socioculturale ed economica, poi, però, nelle problematiche serie sono sempre pochi ad occuparsene. Nella mia attività politica ho preso sempre a cuore le tematiche ambientali, tento di mettere un argine contro chi vuole investimenti che deturpano e inquinano il territorio: parchi eolici selvaggi sparsi dappertutto e c’è chi li vuole anche in mare; discariche di ogni tipo ecc. Ho preso di petto la questione dello spopolamento e il divario tra est ed ovest della Calabria, ma ahimè ! Non trovo appoggio nell’opinione pubblica, senza numeri e consensi non si va a nessuna parte, dovremmo imparare a dare voce alle cose che contano e non a ciò che non ha nulla di serio, pronti ad attaccare per fatti insensati al fine di avere nuove zizzanie e polemiche. Crotone dovrà essere al centro dell’ Area Jonica, non potrà dimenticare di essere la città di Pitagora, dovrà rimboccarsi le maniche prima che sia troppo tardi, aprire un ampio dibattito di alto livello proprio qui dove le comunità joniche sono immerse tra natura e cultura si intrecciano territori ricchi di testimonianze storiche, artistiche e archeologiche. In tanti piccoli borghi un tempo faceva da padrona l’agricoltura, fonte di ricchezza nei centri del crotonese, ma le varie politiche nazionali hanno cancellato una civiltà contadina radicata e poi ogni forma di attività artigianale, penalizzando fortemente il lavoro e tutte le peculiarità agricole, basate sul frumento, cereali e derivati, il vino e il prestigioso olio d’oliva, mortificate oggi dalla forte concorrenza internazionale e dalla quasi totale abolizioni dei sussidi comunitari.

Nella città di Crotone il declino si registra con la chiusura delle fabbriche e con esse la perdita di lavoro, che si è abbattuto anche nelle piccole comunità dell’entroterra fino a produrre un processo inarrestabile di spopolamento, un tempo le popolazioni internate favorivano i centri costieri e la città capoluogo, oggi il fenomeno è dappertutto, la testimonianza è l’emigrazione di interi nuclei familiari che sta raggiungendo percentuali altamente preoccupanti: si registra, infatti, un costante e forte calo demografico non solo in zone rurali e di montagna, ma anche nei centri costieri.

Pertanto alla luce dei fatti bisogna fare meno chiacchere e polemiche concentrarsi con serietà sui fatti, arginare il divario tra est e ovest della Calabria e la questione dello spopolamento non potrà più essere snobbata.

domenica 1 maggio 2022

CROTONE, LO SPOPOLAMENTO È UN PROBLEMA REALE.

E’ ritornata l'epoca delle cosiddette "Calabrie", sì, perché in questa regione le varie classi politiche che si sono succedute in questi ultimi vent’anni hanno favorito, e tuttora favoriscono un solo versante della regione: "Il tirrenico", mentre lo Jonico è lasciato al proprio destino. Da quelle parti i cittadini (diciamo di seria “A”) godono di strade e autostrade, porto e aeroporto, ferrovie ad alta velocità ecc., mentre dal nostro versante il totale deserto, anzi, si tende a scippare e sopprimere quel poco che resta.

Non si è mai vista una regione come la Calabria, la cui classe politica caparbiamente si ostina a mostrarsi matrigna nei confronti di un’area abbastanza vasta: la jonica, ancor di più il territorio crotonese. E’ inspiegabile come si sia arrivato al punto di trovarci in una situazione mortificante, una Calabria spaccata letteralmente in due: il versante tirrenico gode di tutte le infrastrutture (che non voglio più elencare) e un altro versante abbandonato a se stesso, tant’è che i dati ci portano a un elevato tasso di spopolamento, con il rischio di una totale desertificazione del territorio e l’abbattimento della nostra storia, oggi visibilmente raccontata dalle antiche pietre che compongono i nostri meravigliosi borghi.

Molte piccole comunità nel tempo si sono evolute sulla base di questa ricchezza; tuttavia negli anni subiscono un processo d’inarrestabile spopolamento un tempo a favore dei centri costieri e nella città capoluogo, oggi neanche questo! Si verifica una strana metamorfosi, lo spopolamento è dappertutto. Si tratta di dinamiche quasi fisiologiche, quando collocate in limiti quantitativi contenuti. Oggi, però, il fenomeno raggiunge percentuali altamente preoccupanti: si registra, infatti, un costante e forte calo demografico non solo in zone rurali e di montagna, ma anche nei centri costieri. E’ noto che la provincia di Crotone è situata all’ultimo posto nella classifica del Sole 24 Ore che misura la qualità della vita; dalle fonti ufficiali si stima che, tra il 2019 e il 2020, l'intera provincia ha perso 4.522 residenti. Numeri spaventosi per una popolazione che supera di poco i 160mila abitanti. E’ evidente che lo spopolamento, oltre alla qualità della vita, è da attribuire alla totale mancanza di servizi e d’infrastrutture moderne.

Oggi la città di Pitagora situata al centro della fascia Jonica, fa i conti con il totale isolamento dal resto del mondo: priva di efficienti linee stradali, ferroviarie e portuali, che influiscono notevolmente sugli abbandoni, il numero complessivo dei residenti si mantiene sulla grossa fetta di popolazione anziana e pensionata. I piccoli borghi un tempo basavano il grosso della propria ricchezza sull’agricoltura; oggi, a causa di una politica nazionale cieca ai bisogni di quel mondo, e anche a causa di una scarsa lungimiranza della politica locale, i nostri paesi sono sottoposti a un lungo processo di eutanasia: la partenza è la sola prospettiva che viene offerta a giovani e ad adulti. Pensare un'alternativa concreta basata sulla valorizzazione del settore alimentare e agricolo sembra un progetto irricevibile e facile a dirsi. Ma da cos'altro deve partire una resistenza sul campo? Scuola, Stato ed enti locali in misura diversa e con le opportune misure sono chiamati alla costruzione concreta di prospettive di crescita e consapevolezza non soltanto globale, ma anche territoriale. Favorire la creazione di alternative economiche basate sulla valorizzazione del nostro patrimonio agricolo è cosa che dovrebbe preoccupare, in concreto, tutti gli enti preposti all'amministrazione del nostro territorio.

E' giunto il momento che tutti inizino a guardarsi negli occhi. Il tempo corre e l'unica cosa che fugge è la gente, non i minuti né le ore. Occorre un serio ripensamento per la sopravvivenza del territorio e delle aree interne con l’obiettivo di determinare nell’immediato un’inversione di tendenza rispetto ai fenomeni di spopolamento. All'orizzonte non ci sono boom economici di sorta né parvenze di miracoli: servono strategie mirate, fondate su progettualità concrete e coraggio. Non possiamo permetterci di mettere la testa sotto la sabbia: qui è in gioco la sopravvivenza della nostra città. A meno che non si voglia credere che un bagno a mare in estate possa davvero costituire la prospettiva da riservare ai nostri figli e - perché no? - a noi stessi.

Il mio sarà un impegno politico costante su questa tematica e mi auguro che ci sia una presa di coscienza che nessuno potrà più dileguarsi, il fenomeno si combatte e si vince son con l’appoggio incondizionato di tutti, voglio vedere chi dei politici di alto livello, parlamentari Presidente e consiglieri regionali, e poi a quelli locali, vorranno intraprendere questa necessaria battaglia politica.

IGINIO PINGITORE