Negli ultimi anni, si è palesato un quadro inquietante e desolante della mala politica, che ha inferto un colpo mortale all'ambiente, in particolare riguardo alla questione della bonifica industriale. Siamo a Crotone, dove le parole si intrecciano a silenzi scomodi e le promesse si dissolvono come nebbia al sole. Oggi assistiamo ai balletti: non bastano quelli politici, ma ci sono anche quello dei comunicati stampa, guarda caso! Proprio dai rappresentanti istituzionali, non mancano quelli degli enti regionali, provinciali e comunali, che si affrettano a difendere, a mio parere, piuttosto il loro consenso politico. Vedo che si adottano misure contro Eni Rewind (il colosso contro cui, di fatto, nessuno osa mettersi contro), intimando a Eni con delle diffide diramate in questi giorni, che la bonifica non può avvenire se i rifiuti rimangono sul nostro territorio. Non è palese che tutto questo sa di manovra? Non a caso, i comunicati sembrano partire dai palazzi con un solo imput quasi alla precisione di un cronometro; d’altronde, chi non ha ancora capito che l’amministrazione che ha ottenuto consenso dal civismo è passata sotto le grinfie dei partiti?
A Crotone, si tende a chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati. La proattività è solo un miraggio, mentre il danno è già stato inflitto. In merito all’ambiente, è una certezza sotto gli occhi di tutti.
Le promesse di trasferire rifiuti al di fuori della regione si rivelano un’illusione, un gioco di prestigio che Eni ha già svelato: solo una parte dei rifiuti potrà essere spostata, mentre la maggior parte resterà qui, intrappolata nel nostro territorio. E se qualcuno ha ancora l'ardire di sperare in discariche all'estero pronte ad accoglierli, è tempo di riconsiderare le proprie aspettative. La verità è che, con l’Unione Europea che nel 2026 introdurrà nuove misure per la gestione dei rifiuti, siamo destinati a rimanere intrappolati in un ciclo senza fine, con rifiuti che non troveranno mai una degna sistemazione.
Il tempo stringe. Non possiamo illuderci: lo smaltimento di una massa così ingente di rifiuti non avverrà in un giorno, ma si estenderà su anni. E noi, a Crotone, non ci prepariamo nemmeno a trasportare una sola camionata all'estero; si direbbe in gergo "mancu na carriolata". I ricorsi e le diffide sono solo palliativi, specchi per le allodole: se non c'è la volontà politica, la situazione non potrà mai avere una sistemazione definitiva. Ormai, la diffidenza è diventata per me una compagna di viaggio, e non posso escludere scenari inquietanti.
La politica, invece di opporsi, dovrebbe spiegare come mai ha abbracciato le condizioni di Eni, mentre pochi consiglieri comunali e il comitato cittadino contro i veleni si ergono a difesa del nostro diritto a un ambiente sano. È un silenzio assordante quello di chi avrebbe dovuto alzare la voce, di quei gruppetti politici che, al momento giusto, hanno assistito inerti alla modifica del piano rifiuti, a discapito della nostra città. I reclami, gli annunci e le diffide sono come un “purgarsi in salute”, proprio in vista di un eventuale esito negativo che darà la imminente Conferenza di Servizi decisoria che si terrà a Roma presso la sede del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. A Crotone, la classe politica sembra avere sempre una risposta pronta, ma in realtà ha solo trovate per tutte le stagioni, mai una presa di posizione seria che metta al primo posto lo sviluppo e il recupero di un territorio devastato e sfruttato fino all’osso.
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