Pasquale
Minniti uno degli ultimi comunisti veraci, scrittore e giornalista,
anticlericale con pensieri profetici, ambientalista e autore di inchieste
contro le discariche nella terra dei fuochi.
Pasquale Minniti fu uno scrittore e giornalista scandalese, di ideologia comunista verace di altri tempi, impegnato da sempre culturalmente, visse per lunghi periodi in Campania dove collaborava con molti quotidiani, scrisse molti libri, l’ultimo dei quali mai completato, “il ritorno alla terra”, contiene pensieri quasi profetici.
Pasquale
condusse una vita molto movimentata, come tanti altri giovani che vissero i
famosi anni “ Sessanta “, fu una persona molto riservata e sempre dalla parte
degli ultimi, tra i poveri e dimenticati dal mondo, conobbe negli anni la
sofferenza, anche quella patita nelle carceri; non fu un criminale, ma le
sue colpe furono la difesa degli ideali, la ricerca costante delle verità nascoste
tra i poteri forti esistenti. Essere voce dei deboli e degli sfruttati, raccontava la vita di tutti i
giorni, la drammaticità dell’evoluzione dei tempi, gli affari loschi della
‘ndrangheta, della camorra, il business sui rifiuti e sull’inquinamento
ambientale, gli intrallazzi tra mafia e politica in un’ Italia senza più
prospettive sociali, ovvero senza più prospettive socialiste, ma di partiti svenduti
al capitalismo.
Minniti
fu dunque un intellettuale comunista, verace, marxista, contro ogni forma di modernismo,
considerava il progresso come mezzo dell’autodistruzione dell’uomo, anticlericale
per eccellenza, ma nello stesso tempo aveva una propria idea di fede,
rafforzata di più negli ultimi anni in cui nella sua vita incontrava il caro
Gino Scalise. Non a caso in quegli anni realizzò un libro dedicato alle opere
di don Renato Cosentini, dal titolo: “un prete di campagna”.
Nel
suo mondo materialista apprezzò le testimonianze di fede e spiritualità di Gino,
continuava la ricerca del Sacro, andando oltre, fino al punto di prendere le
distanze da quel laicismo, da lui definito “consumistico”, ispirandosi nei suoi
scritti, inconsciamente a pensieri attuali, molto profetici. Nel suo “il
ritorno alla terra “, infatti, raccontava
il mondo dalla sconfitta del comunismo alla caduta definitiva del capitalismo,
e poi il ritorno obbligato dell’uomo alla terra, all’agricoltura locale per
combattere la denutrizione di milioni di persone nel mondo, quella stessa terra
oramai inquinata e distrutta, a cui l’uomo, con le poche risorse rimaste, non
potrà mai più bonificare.
Minniti
fu uno dei primi giornalisti a condurre serie inchieste sulle discariche
abusive situate nella terra dei fuochi in Campania, secondo cui l’inquinamento porterà
danni irreparabili, ai quali nessuno riesce a porre freno, vedeva già da
qualche decennio fa la nascita di una crisi dove tutto collasserà sotto il
macigno dell’egoismo umano. Minniti fu convinto che tutto questo sarebbe
accaduto nel giro di pochissimo tempo, perché già gran parte della popolazione
vive in misere condizioni: quanti bambini muoiono di fame di fronte ad una
sfrenata globalizzazione senza regole.
In
Piazza Oberdan, a Condoleo o al campo sportivo del paese si chiudeva nella sua
vecchia macchina, trascorrendo le ore, tra articoli del giorno, pezzi di storia,
cultura e romanzi scritti rigorosamente a mano, una penna abile capace di
ferire coloro i quali calpestavano la dignità degli ultimi. Minniti fu un vero messaggero
di cultura, un profeta in difesa dei diritti e della dignità dei poveri; egli
stesso povero volontario che viveva di sola scrittura nella sua piena convinzione
che tutto è di tutti e che l’Onnipotente non aveva creato le cose soltanto per
pochi, ma, quantomeno, perché esse fossero condivise con gli altri.
[IGINIO PINGITORE]
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