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FRANCESCO, DALLA LOGGIA DI SAN GALLO ALLA LOGGIA DI SAN PIETRO. ALTROCHÉ PAPA DEGLI ULTIMI

FRANCESCO, DALLA LOGGIA DI SAN GALLO ALLA LOGGIA DI SAN PIETRO. ALTROCHÉ PAPA DEGLI ULTIMI. Chi sono gli ultimi? Dal punto di vista economic...

sabato 2 novembre 2019

FUGGITI E SDRADICATI DALLA PROPRIA TERRA, TRISTE E INARRESTABILE FENOMENO DI SPOPOLAMENTO.

Sempre più nostri compaesani per necessità di lavoro decidono di lasciare la propria terra, un numero consistente riguarda quelle persone rimaste disoccupate, intere famiglie partono come gli anni 60’, tanti genitori raggiungono i figli costretti a vivere o a studiare al nord e all'estero. Un tempo gli emigrati ritornavano nel proprio paese dopo aver vissuto una vita fuori dalle mura natie, oggi non è più così, è un vero esodo senza ritorno.

Negli ultimi anni si contano innumerevoli famiglie traslocate al nord e in Germania, una forte impennata si registra nuovamente nelle città meta di oltre mezzo secolo fa.

È oramai una grande emergenza, che i governi attuali non fanno nulla per arginare, le cui politiche sono concentrate più per le immigrazioni che per la nostra emigrazione, un fenomeno inarrestabile che causa uno spopolamento dei piccoli comuni, dove il più delle volte, la popolazione trasferita supera quella che è rimasta. I paesi dell’entroterra diventano emblematici, la riduzione degli abitanti porta gravi conseguenze economiche, non solo per le piccole comunità, ma anche nei centri più grossi e in tutto il territorio regionale.

Il fenomeno oggi si ripete con l’acquisizione del personale scolastico, un consistente flusso migratorio in direzione Sud-Nord, un trend che non cambia mai, in Calabria sono tantissimi i giovani che abbandonano i vecchi borghi, piccoli gioielli che contano poche centinaia di abitanti, a volte poche decine di persone, e per lo più anziane, le quali, quando queste non ci saranno più, si chiude per sempre una porta, una casa, una storia e una cultura.

Lo spopolamento offre una visione drammatica: chiusura delle scuole per scarsità di alunni, attività commerciali, case di pregio in vendita, abitazioni storiche abbandonate, deserte campagne, terreni incolti, detto nel nostro gergo “ margiu”, sostituiscono i grandi estesi un tempo, verdeggianti d’inverno e dorati d’estate, campi di cereali, ortaggi, immensi vigneti e uliveti. Un’economia basata sull’agricoltura che teneva in piedi i piccoli centri.

Oggi appare impossibile contrastare il fenomeno, sarebbe necessaria una forte volontà, un impegno costante di tutti e la politica dovrà ricorrere seriamente ai ripari, avviare ogni attività turistica e di promozione di nuove cooperative di comunità - di autoimpiego, il ritorno acculturato alla terra e alle produzioni, sulla cultura come fattore di crescita delle comunità e sulle promozioni dei nostri eccellenti prodotti della terra. Fare subito e nell’immediato prima che potrebbe essere veramente troppo tardi!





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