Da trenta anni i cittadini crotonesi attendono la bonifica dei siti
inquinati della città; più volte lo scrivente ha dimostrato che l’annosa
questione non è stata mai risolta, penalizzando i lavoratori rimasti a casa per
la chiusura delle vecchie fabbriche, molti dei quali hanno atteso invano un’auspicata
promessa occupazionale nei nuovi stabilimenti che venivano in parte realizzati con
incentivi statali per poi nel giro di qualche anno, essere chiusi, lasciando
nella zona ulteriore inquinamento.
C’è da aggiungere che la classe politica della città pitagorica non può mai
vantarsi di aver operato per il bene comune, gli interventi della bonifica si sono
rivelati un fallimento, tant’è vero che Crotone, pur avendo dei siti urgenti da
bonificare non furono individuati neanche dalla legge del
1998, n. 426 (nuovi interventi in campo ambientale); la dimostrazione di un totale disinteresse, non c’è un politico che può vantarsi di avere avviato una
vera bonifica! La legge, di cui sopra, nel 1° Comma prevedeva ben 50 miliardi di
vecchie lire da destinare allo smaltimento dei rifiuti giacenti nelle zone
delimitate. Al comma 4° del medesimo articolo si elencavano i siti ad alto rischio ambientale, fra i quali non appariva Crotone, solo a distanza di tre anni il Governo incluse la città calabrese, mediante il decreto n. 468 del 18.09.2001 con un regolamento recante: “Programmazione
nazionale di bonifica e ripristino ambientale “, prevedeva: - bonifica di aree
industriali dismesse, della fascia costiera contaminata da smaltimento abusivo
di rifiuti industriali e del relativo specchio di mare, di discariche abusive;
perimetrazione del sito.
L’area in oggetto comprende un territorio molto vasto, nel quale sono
incluse :
- Due aree industriali dell’ex
Montedison e della Pertusola, dove furono stoccati all’interno dello
stabilimento un volume elevato di ferriti di zinco;
- Discariche in località Tufolo e
Farina- da sempre prive di presidi ambientali (quali barriere di fondo,
opere di captazione del percolato, sistemi di smaltimento acqua superficiali, ecc.)
con un grande volume di rifiuti speciali, RSU, fanghi di depurazione civile e
rifiuti alluvionali (alluvioni 1996), rappresentano un forte pericolo d’inquinamento
sull’area circostante. Solo l’invaso di Tufolo copre una superficie di 7 ettari
e si trova a circa 4 km. a sud di Crotone. Lo sversamento iniziò dal 1975, i
cui rifiuti abbancati hanno un volume stimato pari a circa 1 milione di metri
cubi costituiscono un rilevato alto circa 20 metri, le cui scarpate presentano
problemi di stabilità. La tipologia dei rifiuti abbancati è la seguente:
speciali, rifiuti solidi urbani, fanghi di depurazione civile, rifiuti
provenienti dall’alluvione del 1996. Si sospetta la presenza di rifiuti
sanitari e pericolosi;
- Fascia costiera prospiciente la
zona industriale, compresa tra la foce del fiume Esaro a sud e quella del fiume Passovecchio
a nord. La zona demaniale è costituita dall’arenile ubicato di fronte
all’area industriale della Pertusola e della ex Montedison, delimitato da un
lato dalla foce del fiume Esaro e dall’altro dalla foce del torrente Passovecchio.
Il tratto di costa in oggetto è interessato da smaltimento di rifiuti
industriali speciali e pericolosi (ferriti di zinco e cromo, ecc.). Sull’area,
che ha una dimensione complessiva di circa 87.000 metri quadrati, sono
stati smaltiti circa 300.000 metri cubi di rifiuti. La città Pitagorica attende dalla prossima amministrazione comunale una
risoluzione definitiva all’annoso problema, mettendo la tematica al centro dell’attenzione,
poiché oggi non è più tempo di procrastinare.