Si è conclusa ieri la seconda parte del film su
Canale 5 "L’amore strappato", nella puntata la fiction è
entrata nel dramma vero della storia appassionante della famiglia Lucanto.
La Ferilli nell’interpretare Raffaella Clemeno, la
mamma della bambina, ha fatto emergere una grande personalità, quella di una
donna coraggiosa al centro di una lotta che sembrava senza fine, prendendo in
mano la triste situazione nei momenti più bui, quando il marito decideva di
farla finita, tentando il suicidio in carcere.
D’altra parte, l’uomo come poteva resistere alle
gravi accuse di aver violentato sia la cugina minorenne sia la figlia Angela,
scontando una pena per due anni. La condanna trovò futili fondamenti su due
disegnini eseguiti dalla figlia in presenza di una psicologa Luisa Della Rosa, ex
socia del Centro Famiglia, dove la bambina fu ospite per qualche anno. Tutto il
periodo la struttura ricevette dal comune di Milano 5 milioni e 400 mila lire
al mese per l’affidamento, un totale di ben 150 milioni di vecchie lire,
presentate poi al povero padre per il pagamento.
I coniugi Lucanto subirono l’umiliazione di essere
stati abbandonati da tutti, anche dal proprio legale, il quale venne sostituito
da un giovane professionista, anche egli originario di Scandale, Avv. Guido
Bomparola.
Il dramma non finì con la scarcerazione, ma dopo un altro calvario durato per
diversi anni. Salvatore e Raffaella Lucanto non videro più la loro bambina dal
1995, nonostante lui sia stato assolto dall’accusa in formula piena dopo che i
periti incaricati dalla Corte d’appello sconfessarono i pareri clinici emessi
da quelli del P.M. Dal 1997, però il tribunale dei minori dichiarava la bambina
adottabile, pertanto doveva raggiungere la maggiore età.
Il film ancora ieri ha lasciato i telespettatori
con il fiato sospeso, raccontando una dolorosa fase della vita di una famiglia
felice e distrutta da un’ingiusta ed infamante accusa.
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