Io la campagna la porto nel cuore. Mio padre era agricoltore e, fin da bambino, le giornate trascorse tra i campi non mancavano. Forse è per questo che, ancora oggi, difendo con forza quel mondo: lo faccio sui social, ma soprattutto nei contesti politici e culturali. Eppure, ogni volta che affronto questo tema, mi accorgo che molti non colgono la gravità della situazione. Siamo abituati a pensare che lo Stato ci protegga, soprattutto ora che viviamo in un’Unione Europea sempre più distante da certi valori essenziali. I fatti di questi giorni sembrano confermare che qualcosa stia cambiando in una direzione preoccupante: tre bambini sono stati allontanati dalla loro famiglia, che vive in una casa nel bosco in Abruzzo, con la motivazione dell’obbligo scolastico. Come se l’educazione parentale non fosse pienamente legittima secondo la Costituzione e le leggi vigenti, soprattutto quando svolta con il supporto di una scuola autorizzata.
E poi, nelle nostre campagne, quante persone sono cresciute, e ancora oggi vivono, in zone isolate, senza che sia mai mancata l’istruzione? Allora la domanda sorge spontanea: cosa sta succedendo davvero? C’è davvero la volontà di scoraggiare chi vuole continuare a vivere in campagna?Le preoccupazioni che un tempo sembravano esagerate oggi appaiono sempre più concrete: la figura del contadino rischia di scomparire. Nei paesi ne restano pochi, e quel poco che rimane frequenta sempre meno i campi. Perché? Perché da 10–15 anni assistiamo a una proliferazione incontrollata dei cinghiali, che devastano i raccolti e spaventano soprattutto gli agricoltori più anziani, ormai timorosi perfino di entrare nei propri terreni.
Non voglio offendere nessuno, tantomeno gli animalisti: lo sono anch’io. Non credo nella caccia indiscriminata, ma credo nella gestione. Un tempo lo Stato, e ancor più le Regioni, applicava protocolli seri per evitare questa situazione. Oggi non più. Il cinghiale ha diritto di vivere in campagna, certo. Ma anche l’uomo. E allora mi chiedo: vi capita di andare oggi nelle campagne? Quanta desolazione, quanto abbandono. Quanti querceti e quanti alberi di pregio spariti, nessun controllo, e dulcis in fundo, mini discariche ovunque lungo le strade. Una vergogna. L’abbandono della terra significa spopolamento delle campagne e dei nostri borghi che un tempo vivevano di agricoltura.
E cosa c’entra tutto questo con la vicenda dei bambini sottratti alla famiglia? C’entra eccome. Perché ho l’impressione che le attuali politiche stiano orientando l’uso delle terre verso finalità che poco hanno a che vedere con la vita agricola: grandi distese di pannelli fotovoltaici e impianti eolici che avanzano ogni anno. Allora mi domando: si vuole scoraggiare la presenza dell’uomo nelle campagne, rendendogli la vita impossibile? A me sembra che stiamo andando proprio in quella direzione. Sbaglio? Nella storia della Repubblica non si era mai vista una tale incapacità,o mancanza di volontà, nel controllare la fauna selvatica, né un abbandono così evidente di ettari di boschi, che un tempo erano considerati patrimonio pubblico. Il risultato? In campagna ci va sempre meno gente. E chi ancora sceglie di viverci si trova in condizione di essere scoraggiato e ostacolato.

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