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domenica 2 febbraio 2020

Scandale, “ Ara Candelòra 40 juarni i viarnu ancòra…” Vecchio detto scandalese tra fede e tradizione


Oggi, 2 febbraio la Chiesa ha celebrato la festa della Candelòre, nella Parrocchia di San Nicola Vescovo, don Antonio Macrì, per l’occasione ha preparato la solenne Messa delle ore 10:30, prima di dare inizio ha ricordato che la ricorrenza avviene esattamente 40 giorni dopo il Natale, mediante la quale si celebre la Presentazione di Gesù al Tempio come racconta il Vangelo di Luca.

La tradizione vuole che la festa si chiama “candelòra” perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo luce del mondo come viene chiamato il Bambino Gesù dal vecchio profeta Simeone: «I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».  

La Chiesa Madre di Scandale è stata piena, tantissimi ragazzi, i quali hanno avuto in mano una candela che è rimasta accesa fino a quando è iniziata la Liturgia. La festa delle luci ha origini antichissime, nel mondo contadino, annunciavano che dalla Candelora in poi rimanevano 40 giorni di inverno, un periodo importante che decideva le sorti del raccolto durante le giornate calde di giugno, praticamente erano i giorni utili a trarre auspici per il futuro e predire l'esito dei raccolti. Un proverbio dice: "se piove per la Canderòla si rinnovano quaranta giorni d'inverno". Mentre un vecchio detto scandalese, il papà dello scrivente lo scandiva così: “ Ora e nu d’ora, 40 juarni i viarnu ancòra, ma si vulìti stari sicuri sulu quandu scinduni i metitùri ", quindi la certezza del buon raccolto era solo quando si vedevano scendere nelle campagne tutti i mietitori. Buona Candelora a tutti.
[IGINIO PINGITORE]

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