Leggo con sgomento alcune dichiarazioni provenienti da uno dei territori della Calabria jonica, e sento il bisogno, come rappresentante istituzionale di questa terra spesso dimenticata, di intervenire. È chiaro che l’intera costa jonica vive una condizione di disagio cronico, abbandono infrastrutturale e isolamento. E proprio per questo, alcune menti lungimiranti hanno proposto una visione nuova, un progetto di coesione e rilancio: penso al #ComitatoMagnaGrecia, che da tempo propone l’unificazione delle aree della Sibaritide e del Crotonese in un’unica provincia, per contare di più e pesare finalmente nelle scelte regionali e nazionali. Si può essere d'accordo o meno, ma rimane un'idea.
Ma poi, ecco la doccia fredda: il sindaco di Trebisacce, Franco Mundo, persona che senz'altro lavora bene il suo impegno territoriale, si lascia andare a una proposta che definire “fuori luogo” è poco. Auspica la chiusura dell’aeroporto di Crotone e invita addirittura il presidente Occhiuto ad aprire un nuovo scalo a Sibari. Sì, avete capito bene. Proprio ora che lo scalo pitagorico sta mostrando segnali concreti di crescita, con numeri incoraggianti e nuovi investimenti, come l'adeguamento per la base dei canadair.
A quale logica risponde questa “sparata”? L’aeroporto di Crotone non è un giocattolo né un capriccio: è un’infrastruttura strategica per un’intera fascia di territorio dimenticato, penalizzato da una mobilità disastrosa, un servizio ferroviario inesistente e una viabilità che, tra promesse e cantieri eterni, continua a essere un freno allo sviluppo.
Il sindaco Mundo giustifica la sua proposta affermando che, con la nuova SS106 tra Crotone e Catanzaro, l’utenza si sposterà verso l’aeroporto di Lamezia, rendendo quindi “inutile” lo scalo Sant’Anna. Ma questa è una visione miope e fuorviante. Innanzitutto, la nuova SS106 non è partita, prima che diventi realtà, passeranno anni — se mai vedrà la luce. Nel frattempo, l’unica infrastruttura esistente e funzionante resta proprio l’aeroporto di Crotone. E i numeri lo confermano: lo scalo sta crescendo, registra una domanda crescente, anche da territori esterni al crotonese.
In Calabria abbiamo un detto: “Spugjjiamu nu santu ppi 'ndi vistìri n’atru”. Ecco, non possiamo pensare di costruire qualcosa distruggendo ciò che già esiste, soprattutto in un territorio fragile come il nostro, dove ogni centimetro di sviluppo va protetto e difeso.
Mi rivolgo direttamente al nostro nuovo rappresentante regionale, Sergio Ferrari: è il momento di intervenire, con forza, presso la Regione Calabria a difesa dello scalo di Crotone. E mi appello anche al consigliere regionale Vito Pitaro, che ha ricevuto la fiducia di tantissimi crotonesi: servono prese di posizione chiare, definitive, coraggiose. Occorre nuova linfa e sinergia per questo territorio.
La Calabria ha bisogno di visione e coesione, non di campanilismi ciechi e pericolosi. I problemi si affrontano con una strategia condivisa, non mettendo territori uno contro l’altro. Serve una politica che non sacrifichi il Crotonese per sostenere la Sibaritide, o viceversa: servono investimenti per entrambi, senza sottrarre, ma aggiungendo. Senza chiudere, ma aprendo.
E soprattutto, serve rispetto per chi vive ogni giorno in un isolamento che non è solo geografico, ma anche politico.
Nessun commento:
Posta un commento