Oggi si vota in Calabria per il rinnovo del Consiglio Regionale. Permettetemi una riflessione, forse un po amara, ma sentita.
Ho militato in politica da quando ero ragazzo, e in questi decenni ho visto il passaggio da una classe dirigente fatta di personalità autorevoli, competenti e profondamente innamorate della propria terra, a una politica svuotata, senza visione, senza cuore, spesso priva perfino della conoscenza dei problemi reali.
Abbiamo smarrito il senso della responsabilità collettiva. Abbiamo sostituito la progettualità con la propaganda, l’impegno con la convenienza. Oggi la politica è diventata accessibile a chiunque, anche a chi non ha mai studiato un dossier, mai fatto un'analisi, mai ascoltato un cittadino fuori dalle passerelle.
Non parliamo poi del nostro territorio, che è la rappresentazione chiara dell’abbandono. A ogni tornata elettorale si rispolvera la parola “sviluppo”, ma puntualmente, dal giorno dopo, tutto torna nell’oblio.
Eppure, oggi andrò a votare.
Sono un rappresentante delle istituzioni. È un dovere civile, anche se è difficile crederci ancora. Ho la mia idea, ho valutato, tra una proposta spesso mediocre e opportunista, chi almeno abbia un minimo di credibilità, chi possa rappresentare, se non altro, un argine.
Dovremmo imparare a ritrovare la bussola, agire non per convenienza, ma per il bene comune. Ritornare in politica, quella vera, poiché, politica non significa solo ricoprire cariche ben retribuite, ma essere al servizio della comunità. Ci sono momenti in cui è necessario far sentire la propria voce nel segno della giustizia, anche a costo di restare soli, marginali.
Credo che anche da una posizione periferica si possa essere una voce libera, senza compromessi. La mia militanza è spesso una voce scomoda, penso di averlo più volte dimostrato, ma ciò che conta è svolgere una missione onesta e coerente.
Il vero problema, però, è che troppo spesso il popolo non premia l’integrità, ma l’interesse. Non cerca il meglio, ma il più utile nell’immediato. E finché continueremo su questa scia e non per una visione collettiva, restemo prigionieri per sempre: divisi in una sterile guerra tra destra e sinistra e centro, incapace di costruire un domani e un futuro degno per i nostri figli.
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