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venerdì 2 maggio 2025

AVEVAMO UN GRANDE PATRIMONIO AGRICOLO CHE TENEVA VIVI I NOSTRI CENTRI, E OGGI SI SPOPOLANO


Dalle memorie storiche di Scandale, ecco una foto preziosa: Luigi e Simone De Biase con l’asinello. Allora si recavano ai loro poderi a due passi dal paese, a “Santu Liu”. Un legame forte con le radici che ci rende orgogliosi e determinati a mantenere viva la nostra storia: un grande patrimonio agricolo ormai perduto.

Se nei nostri paesi avessimo ricevuto le giuste direttive, oggi avremmo ancora un’economia fiorente e nessuno avrebbe mai dovuto assistere allo spopolamento massiccio di queste terre e dei nostri piccoli centri. Avremmo preservato i terreni, i vigneti, i frutteti e gli alberi secolari che un tempo caratterizzavano il paesaggio, invece di vederli abbandonati e ricoperti di erbacce. La perdita di tutela e di attenzione ha portato a un degrado inarrestabile: i terreni non coltivati, un tempo si definivano “margiu” sono stati lasciati andare, e in molti sono popolati da cinghiali che, forse per volontà dall’alto, operano indisturbati in distruzioni indiscriminate.

Ma il vero colpo di grazia lo daranno le continue installazioni di pale eoliche e altri investimenti moderni, simboli di devastazione ambientale e paesaggistica, che cancelleranno definitivamente un patrimonio naturale e culturale inestimabile.  

In passato, zone più boschose erano protette dalla Guardia Forestale, un corpo oggi scomparso, lasciando spazio a un disordine totale dove ognuno sembra fare ciò che vuole, contribuendo al degrado del territorio, alla crescita di discariche abusive e alla perdita di biodiversità, soprattutto di una ricca fauna che oggi sembra completamente scomparsa.  

La ricca civiltà contadina, fatta di varietà coltivate con le proprie mani e di un rapporto stretto con la terra, è ormai un ricordo lontano. La nostra cultura agricola rappresentava un patrimonio di biodiversità, saperi, sapori e tradizioni che si trasmettevano di generazione in generazione.  

Un tempo, l’OVS (Opera di Valorizzazione della Sila) eresse le case dei contadini nella nostra valle del Neto, a Corazzo. Queste “case coloniche” sono numerose e rappresentavano un elemento centrale del paesaggio agrario, chiamate “i coloniji”, oggi quasi tutte abbandonate. La casa contadina non era solo un’abitazione: era il cuore pulsante della vita rurale, un punto di connessione tra lavoro e famiglia. Posizionata vicino ai campi coltivati, con una struttura semplice e funzionale, serviva sia come rifugio per gli animali e deposito di alimenti, sia come dimora per il proprietario, l’affittuario o il mezzadro. Era

Era simbolo di sobrietà e praticità, essenziale per la vita quotidiana e il lavoro nei campi, e rappresentava l’anima dell’intero complesso rurale.

L'antica civiltà contadina è ormai scomparsa, i nostri paesi si svuotano e il degrado ambientale avanza senza sosta. Non rimane più nessuno, e le istituzioni, invece di intervenire, assistono impassibili. La cattiva politica devasta e continuerà a distruggere il nostro patrimonio, la nostra vocazione,  lasciandoci senza futuro.

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