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CHARLIE KIRK PROCLAMAVA IL VANGELO. “CRISTO È IL SIGNORE”: LE SUE ULTIME PAROLE.

  Spero di non essere frainteso, né di urtare la sensibilità di qualcuno. Ma come sempre non esito a fare pubblicamente semplici riflessioni...

domenica 21 settembre 2025

CHARLIE KIRK PROCLAMAVA IL VANGELO. “CRISTO È IL SIGNORE”: LE SUE ULTIME PAROLE.

 


Spero di non essere frainteso, né di urtare la sensibilità di qualcuno. Ma come sempre non esito a fare pubblicamente semplici riflessioni  anche perché mi documento e traggo le mie conclusioni in libertà e coscienza.

Premetto questo: viviamo in un’epoca che si definisce connessa, eppure il mondo non è mai stato così diviso.

I social, con tutti i loro limiti, ci hanno aperto gli occhi su idee, culture, mondi un tempo lontani. Ma oggi, basta esprimere un’opinione per essere immediatamente etichettati.

Destra o sinistra. Fascista o comunista.

E se osi parlare di fede? Allora sei “retrogrado”, “intollerante”, persino “odiatore”.

Il bavaglio è sempre pronto.

Un tempo, quando l’Europa si riconosceva cristiana, il Vangelo era un faro.

Oggi, invece, si vorrebbe adattato, piegato, riscritto secondo i costumi del momento.

Il mondo pretende di dirsi cristiano, ma solo a condizione di riscrivere le regole — non più quelle di Cristo, ma quelle dell’uomo, secondo i suoi desideri e le sue pulsioni.

Questo è il dramma di tanti cattolici: mentre una parte cerca di resistere, l’altra si è già arresa al mondo.

E purtroppo, anche nella Chiesa, ci sono pastori — persino ai vertici — che cercano di omologare il Vangelo alla logica del tempo, anziché alla volontà di Dio.

Lo dico da cattolico.

Spesso ci troviamo di fronte a immagini di chiese, croci, simboli sacri, contrapposte a provocazioni pubbliche. Basta vedere certe sfilate nei Paesi occidentali, dove la Madonna e Gesù Cristo vengono rappresentati in mezzo a simboli blasfemi, offesi, ridicolizzati.

È anche per questo che Charlie Kirk non si era deciso di diventare cattolico: perché questa “nuova” Chiesa, in parte, assomiglia sempre meno a quella dei suoi predecessori. Una Chiesa dove si celebrano giubilei con chi vuole un Vangelo riscritto a immagine dei propri vizi.

Kirk, cristiano evangelico, dialogava profondamente con la fede cattolica.

Sua moglie, Erika, è cattolica, e la famiglia frequentava una parrocchia.

Riconosceva il valore e la bellezza della Vergine Maria. Disse:

“Noi evangelici abbiamo sottovalutato Maria.

Credo che uno dei rimedi al femminismo tossico in America sia proprio Maria.

Lei è la soluzione.”

Parole forti. Lucide. Attuali.

Eppure, oggi piangiamo Charlie Kirk.

È stato assassinato alla Utah Valley University, mentre parlava davanti a 3.000 studenti, sotto una tenda con la scritta “Prove Me Wrong”.

Aveva invitato al confronto, al dialogo.

Dopo appena venti minuti, un colpo di fucile, sparato da un tetto vicino, lo ha colpito al collo. È morto sul colpo.

Perché è stato ucciso?

Dalle ricerche di questi giorni emerge chiaramente: Kirk non difendeva solo un’idea politica. Difendeva e proclamava Cristo.

Poco prima della sua morte, aveva detto pubblicamente:

“Cristo è il Signore. Il Figlio di Dio ha vinto la morte.”

Dov’è l’odio in queste parole?

Dov’è l’estremismo?

Era semplicemente un uomo che testimoniava il Vangelo, così com’è.

Senza sconti. Senza compromessi. Inoltre lui che aveva idee filo israeliane, oggi condannava la politica di Netanyahu.

Ma siamo davvero sicuri che la salvezza si trovi altrove?

Mi rivolgo ai cattolici. Non agli atei, né ai non credenti.

A coloro che pensano che le nuove aperture, le nuove mode, ci conducano al Cielo.

Charlie Kirk predicava l’amore. Predicava la Verità, senza ipocrisia. In un’epoca falsa, aggressiva e confusa, la sua voce era luce.

E noi?

Siamo ancora in tempo. Possiamo ancora alzare gli occhi e ritrovare la Speranza.

Ci chiameranno estremisti. Integralisti.

Ma per chi crede davvero, la salvezza non è solo su questa terra: è anche — e soprattutto — nell’eternità.

Oggi, per me, si celebrano i funerali di un martire.


Comunque la pensiate… da buon calabrese, io il peperoncino lo adoro!

È un frutto della terra che sa farsi amare: bello, colorato, dolce o piccante, è un jolly in cucina. Lo usi fresco nell’insalata o per ogni tipo di pasta, ma ottimo e salutare con un bel sugo di pomodoro fresco.

Resteranno nel cesto, pronti all’uso quotidiano (per chi riesce a stargli dietro!). Gli altri? Una parte finisce sott’olio — e lì diventano una delizia sullo spaghettino al sugo — se poi se ne aggiungono altri, il resto si fa  seccare al sole, e poi… ! Una mezza passata nel tritatutto e via, scorta d’inverno assicurata.

Insomma, il peperoncino non è solo un ingrediente, ma è anche un compagno di viaggio!

sabato 20 settembre 2025

ERANO LÌ: I DIMENTICATI DELLA PISCINA OLIMPIONICA COMUNALE

 


Erano lì. Sotto il palazzo di piazza della Resistenza. Sotto il palco della presentazione dei candidati al Consiglio Regionale.

Sotto la manifestazione organizzata dal sindaco di Crotone, #VincenzoVoce, alla presenza del presidente della Regione #RobertoOcchiuto e del presidente della Provincia – nonché candidato alle regionali – #SergioFerrari.

C’erano.

Mentre si chiedevano voti, si facevano selfie e promesse, si parlava di futuro. C’erano, con slogan e striscioni che riportavano articoli di legge e richiami al diritto allo sport, all’uso equo e trasparente delle opere pubbliche. Opere che appartengono a tutti i crotonesi, non solo a una parte.

C’erano i ragazzi della Kroton Nuoto, gli esclusi, quelli tagliati fuori dalla piscina olimpionica comunale. C’erano i giovani crotonesi che non chiedono favori, ma diritti.

Che non parlano più ai politici – tanto non ascoltano – ma ai cittadini. Perché nemmeno di fronte a un’interpellanza ufficiale presentata in aula hanno risposto.

Fanno finta di non sentire.

E allora i ragazzi hanno lanciato un appello. Secco. Diretto. Un appello a chi ha ancora il coraggio di indignarsi. Un grido che non cerca riflettori, ma giustizia.

Erano lì, mentre altri si lavano le mani.

Loro, invece, alzano la voce.

Erano lì, come ultimo gesto, come ultimo monito. Non più rivolto a istituzioni sorde e inadeguate, che espongono con orgoglio le immagini di Falcone e Borsellino nelle sale del potere, ma che troppo spesso ne svuotano il significato.

I ragazzi della Kroton Nuoto.

Quelli dimenticati. Quelli esclusi da un impianto comunale. Quelli che da mesi non possono più entrare nella piscina olimpionica.

Un impianto pubblico.

Chiuso a una parte di cittadini giovani e meritevoli, forse più ostinati. Nessuna rabbia. Solo dignità. Nessun rancore. Solo un grido civile, nell’aria ferma di una campagna elettorale.

Loro erano lì. Mentre chi avrebbe dovuto rappresentarli voltava lo sguardo altrove, rifiutando ancora una volta di svolgere il proprio ruolo: promuovere e difendere la legalità all'interno della comunità, contrastare fatti e comportamenti che generano disagio, ingiustizie e situazioni inaccettabili.

Dopo l’interpellanza che ho presentato al Comune, abbiamo assistito a una "non risposta" da parte dell’ente, che ha cercato di far passare il messaggio che il Comune non abbia alcuna responsabilità rispetto alla società che gestisce l’impianto.

Un’assurdità. L’affidamento della gestione della piscina è stato conferito proprio dal Comune.

La piscina olimpionica è un bene comunale.

È una situazione incresciosa, che si consuma sotto gli occhi del sindaco e la giunta, che ancora una volta, si sceglie il silenzio, invece di schierarsi dalla parte dei cittadini più giovani.

Sono in corso denunce.

Nel frattempo, si continua a giocare a giochi politici, che sembrano rendere ogni giorno più difficile l’accesso alla piscina comunale di via Giovanni Paolo II per i ragazzi della Kroton Nuoto.

Una condizione impropria, inaccettabile, che non riguarda solo un’associazione sportiva, ma l’intero diritto allo sport di decine di giovani atleti.

Ragazzi costretti ad allenarsi in mare, in condizioni umilianti, mentre la politica cittadina si trincera dietro cavilli burocratici e silenzi colpevoli.

Io non mollo. E su questa vicenda ci tornerò ancora.

Alla faccia di chi continua a mentire, sostenendo che l’ente non possa fare nulla e che non abbia responsabilità, quando invece proprio il Comune dovrebbe denunciare una situazione che sta infangando un bene di proprietà pubblica.

[IGINIO PINGITORE- Consigliere Comunale Crotone

venerdì 19 settembre 2025

A GAZA OGGI SI CONTANO OLTRE 50.000 BAMBINI UCCISI, MA AL MONDO ANCORA NON BASTANO

 


Ma il mondo può davvero restare a guardare mentre un popolo viene massacrato?Può tollerare che uno Stato, come Israele, porti avanti una distruzione sistematica, nell’indifferenza generale?

Sì, ci sono appelli, dichiarazioni, ammonimenti. Ma non bastano. Servono solo a lavarsi la coscienza. Molti parlano di “mantenere l’equilibrio”, come se il timore di un conflitto globale giustificasse l’inazione. Ma davvero si crede che, restando in silenzio, si eviterà lo scontro? Che l’orrore consumato a Gaza, su civili, su bambini, non sarà la miccia di qualcosa di ancora più grande? Quello che sta accadendo è disumano.

Una brutale violenza, dove chi cerca un rifugio o un pezzo di pane diventa un bersaglio. Una guerra che ha perso ogni traccia di umanità. Una deriva che ha il volto di Netanyahu, ma che rischia di marchiare un intero popolo.

Perché, così facendo, non solo si sta massacrando la Palestina. Si sta preparando il terreno a un conflitto globale. Si sta seminando odio contro Israele stesso, rischiando che il mondo confonda un governo con un popolo.

Dopo l’Olocausto, Israele ha avuto la compassione del mondo. Ma oggi? Oggi rischia di raccogliere rabbia e ripudio. Il mondo ha una sola responsabilità, ora: fermare questa follia. Frenare questo Stato. Prima che sia troppo tardi. Per tutti.


CROTONE, BONIFICA IN STILE MATURITÀ: "M'HAI CACCIATU U PINSIJIRI ... MA I VOTI NON SI VEDONO.


Dopo il saluto del Commissario alla Bonifica, generale #Errigo, non posso fare a meno di tornare con la memoria a certi episodi del passato.

Tempi in cui la gente era semplice, ma pure un po’ furbetta. Perciò, se me lo permettete, concedetemi qualche metafora, come si faceva una volta, quando ci si capiva con un sorriso e due proverbi.

La questione crotonese – l’ho già detto e lo ripeto – mi ricorda la tela di Penelope: si annoda, si scioglie, si ricuce… e non si finisce mai. Un’opera infinita. E ormai, più che un problema nazionale, sembra un episodio di vita paesana, come questo:

C’era una volta, nel mio paese, quando uno riusciva a diplomarsi, era come se avesse vinto un Nobel. Un traguardo epocale. La scaramanzia era legge, e al rientro in paese – dove tutti si conoscevano e si viveva come in una famiglia allargata col campanile in mezzo – partiva subito la fatidica domanda:

 “Comu su juti l’esami?”, "come sono andati gli esami?" E il ragazzo, con le mani in tasca e il sorriso da chi la sa lunga, rispondeva:  “M’hai cacciatu u pinsijiri.” Tradotto: “Mi sono tolto il pensiero.”

Un capolavoro di diplomazia: dire qualcosa senza dire niente. Fino a che non uscivano “i quadri” – gli elenchi con i voti appesi a scuola – tutto restava top secret. Solo allora si scopriva la verità.

Ora, passati decenni, i tempi sono cambiati. Ma le frasi, quelle no.

Oggi come allora, c’è chi parla molto… per non dire niente.E così, al posto dell’esame di maturità, esaminiamo ad esempio il caso dela bonifica di Crotone.

Al posto dello studente, funzionari e rappresentanti istituzionali. Ma la risposta è sempre la stessa: “I lavori sono stati eseguiti.” “Ringraziamo tutti per la collaborazione.” Insomma della alla paesana: 

 “N’amu cacciatu u pinsijiri.” (Ci siamo tolti il pensiero.) Peccato che l’unico a non esserselo tolto… siamo noi e i cittadini crotonesi.

Perché dopo anni di attese, proteste e promesse, non si capisce ancora cosa sia stato fatto, come sia stato fatto, e soprattutto se sia stato fatto in sicurezza. Le domande dei comitati e dei cittadini restano tutte lì, appese a un muro di silenzi istituzionali.

Ora il Commissario Errigo ci saluta. Ha fatto ciò che poteva e doveva, e nessuno mette in dubbio il suo impegno. Il problema è che non sappiamo nulla con certezza, né dei risultati, né delle intenzioni future. E questo, in un territorio martoriato come il nostro, non è accettabile.

Non è colpa sua. Lui ha eseguito un mandato. La colpa è di chi quel mandato l’ha scritto (o forse no). Di quella politica più preoccupata di fare propaganda che progetti. Di quei politicanti che si ricordano di Crotone solo in campagna elettorale, come oggi alle regionali, con il sorriso, con  il santino e la tasca piena di promesse generiche.

La bonifica? Sparita dai programmi. Il futuro della città? Un mistero.

L’importante, per alcuni, è lo spettacolo estivo, l’intrattenimento, le luci e i microfoni. Le cose serie, invece, sempre in fondo all’ordine del giorno. Quando ci arrivano.

Ma tanto, alla fine, chi se ne importa se il lavoro è stato fatto bene o male.

L’importante è potersi dire: “N’amu cacciatu u pinsijiri.”

Come quel vecchio studente, impreparato e illuso, convinto di aver passato l’esame… solo perché l’esame è finito.

mercoledì 17 settembre 2025

NON È SATIRA. È DIFFAMAZIONE! UN CLIMA SURREALE E PROPAGANDA POLITICA A TAMBURO BATTENTE NELLA CITTÀ PITAGORICA


Mi permetto di chiudere definitivamente sta mediatico, la vicenda legata al post pubblicato da Fortz Brayan. Non per alimentare ulteriori polemiche — che, tra l’altro, non sono partite né da me né da alcun membro di Stanchi dei Soliti — ma perché è necessario porre un argine al clima tossico che si è creato.

Siamo amministratori di questa città, e spetta prima di tutto a noi riportare ordine e serenità nel dibattito pubblico. Come gruppo consiliare, siamo persone pacifiche, impegnate esclusivamente per il bene della collettività. È arrivato il momento di mettere un freno a questa corsa sfrenata alla propaganda: non se ne può più!


Un amministratore non può utilizzare i canali come vetrina celebrativa, pubblicizzando  ogni opera come se fosse un trionfo. Fare il proprio dovere non è un merito straordinario, è una responsabilità. Non è accettabile che, dopo ogni post ufficiale, si attivino sindaco, giunta, consiglieri e persino sostenitori di piazza, fino ad arrivare a profili senza identità che deridono e attaccano chi esprime opinioni diverse. Peggio ancora: abbiamo scoperto che dietro queste dinamiche, di livello bassissimo, si muovono anche figure istituzionali di rilievo. È inaccettabile. È una vergogna.

Basta propaganda, basta personalismi: davvero, non se ne può più.

I FATTI:

dopo aver espresso una mia opinione, sono stato diffidato dal titolare di chi detiene quel profilo social, che solo in un secondo momento, a seguito di una comunicazione formale inviata tramite PEC, ha dovuto rivelare la propria identità, con nome e cognome.

Costui non ha esitato a diffamarci pubblicamente, per poi avere persino la pretesa di diffidarci per aver risposto. È surreale: chi insulta si arroga anche il diritto di zittire.

Ho risposto con una contro-diffida di tre pagine, che può avere serie conseguenze legali, nella speranza che questo teatrino finisca qui.

Chi ha davvero a cuore la città smetta di alimentare tensioni e giochi di potere. La città ha bisogno di amministratori seri, non di protagonisti da social.

UNA BREVE RICOSTRUZIONE:

tutto è iniziato domenica 14 settembre. In un tranquillo pomeriggio di riposo in famiglia, su Facebook è apparso un post, nel quale è stato manomesso il logo ufficiale del nostro Movimento “Stanchi dei Soliti”, trasformandolo in “Stanchi dei Cioti”, accompagnato da allusioni politiche prive di fondamento. A che scopo?

Il post conteneva riferimenti vaghi e insinuanti a presunti temi urbanistici, completamente scollegati dalla realtà.

Ho ritenuto doveroso rispondere pubblicamente, come visibile online, accusando  l’autore per diffamazione aggravata a mezzo stampa, uso indebito di simboli registrati e attacchi personali rivolti sia al gruppo consiliare che all’intero Movimento.

Il logo del Movimento, regolarmente registrato, è stato alterato in modo offensivo: da “Stanchi dei Soliti” a “Stanchi dei Cioti”.

Nel nostro contesto linguistico, "cioti" è un termine fortemente denigratorio, traducibile con “cretini”, “ignoranti” o “persone stupide”.

Questo non è satira, né critica politica legittima: è un chiaro e deliberato tentativo di screditare un gruppo politico istituzionale e i suoi sostenitori.

Il post ha avuto ampia diffusione, con oltre 150 reazioni in poche ore, accompagnato da una pioggia di commenti ironici, faccine beffarde e scherni mirati.

Altro che dibattito democratico: siamo stati messi alla berlina in piena campagna elettorale.

Solo dopo un formale sollecito via PEC, l’autore si è fatto vivo, inviandomi un messaggio tutt’altro che distensivo, nel quale rivendicava le proprie azioni e mi diffidava.

Scelgo di non rendere pubblico il contenuto di quel messaggio, non perché obbligato, ma per una mia scelta etica.

Resta però il fatto che l’anonimato del profilo — privo di nome, cognome, foto reale o riferimenti — ha favorito un clima di ambiguità e manipolazione, trasformandolo in uno strumento di attacco politico mascherato da ironia.

È inaccettabile che un soggetto anonimo possa insultare pubblicamente rappresentanti eletti dal popolo e poi lamentarsi delle conseguenze, chiedendo persino la rimozione delle nostre risposte.

Come se non bastasse, alla nostra replica, il medesimo profilo ha rilanciato, accusandoci di cyberbullismo per aver commentato e condiviso pubblicamente ciò che lui stesso ha pubblicato.

Siamo davvero all’assurdo: viene definito cyberbullismo il semplice esercizio del diritto di replica. Un ribaltamento dei ruoli totalmente inaccettabile.

Non finisce qui. A peggiorare il quadro, è intervenuto un esponente apicale del Palazzo di Piazza della Resistenza, che in un commento ha espresso sostegno implicito all’autore del post, affermando ironicamente: “Se gli oppositori sono questi, ci faranno stravincere di nuovo.” Un commento che dimostra chiaramente l’ostilità politica nei confronti del nostro movimento, e conferma che quanto accaduto non è casuale, ma parte di un disegno comunicativo ben preciso. Ma si può arrivare a questo? I fatti, quindi, dimostrano quanti profili lavorano per tenere alta la becera propaganda.

Pertanto, alla luce dei fatti, la mia posizione è chiara: Nessun contenuto verrà rimosso; rivendichiamo il diritto di cronaca e di replica, le nostre dichiarazioni non sono insulti, ma risposte legittime a un attacco grave, gratuito e premeditato.

Nel frattempo, è già stata inviata una contro-diffida di tre pagine e non si escludono ulteriori azioni legali.

Pretendiamo pubblicamente spiegazioni e scuse.

La politica deve tornare a essere confronto serio, non farsa da tastiera.

domenica 14 settembre 2025

CROTONE E I NUOVI FACCENDIERI DI PALAZZO: LA PIÙ BRUTTA BESTIA POLITICA.

 


Premessa:  Leggo un post semplicemente disgustoso. Vi invito a leggerlo attentamente: tra le righe si percepisce l’arroganza nauseante di un individuo — uomo o ragazzo, non so chi sia,  che sembra parlare dall’alto di un piedistallo immaginario.

Faccio parte di questo movimento politico dal 2020, all’inizio di questa sindicatura, dopo essere stato invitato ad aderire a un gruppo nato nel 2011, composto da giovani colti, preparati e animati da una visione politica seria. E ora questo tale Fortyz Brayan si permette di etichettarci come “stanchi dei soliti” e “stanchi dei cioti”.

So benissimo da dove provengono questi termini. Sono espressioni che rimbombano da tempo nei corridoi del Palazzo di Via della Resistenza — e mi sono risuonate fin troppe volte nelle orecchie. “Cioti”: un termine sprezzante, usato scientemente per screditare chi, come noi, fa opposizione seria, fondata sui fatti e sulla trasparenza.

È evidente, caro Fortyz, che lei si presta volentieri a questo gioco di delegittimazione. Si parla di urbanistica, ma non è chiaro a cosa alluda. Quel che è certo è che, prima di atteggiarsi a conoscitore o peggio ancora a moralizzatore, farebbe bene a vestirsi di umiltà. Se si riferisce alla mia persona, la invito a documentarsi sulla mia lunga attività, sia lavorativa che politica.

Scenda dal piedistallo, per cortesia. Perché chi si crede superiore senza motivo, dimostra soltanto una cosa: che all’arroganza fa sempre eco la stoltezza.

Ora, cari amici, se avete voglia di conoscere di più di questa maggioranza e di questo nuovo personaggio che la difende, vi invito qualche minuto a leggere.

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Lei, Fortyz Brayan, chi è, mi scusi? Un politico? Un giovane brillante che ama la sua città? O forse… un altro strumento del potere travestito da cittadino modello?

La seguo, sa? Conosco i suoi post, le sue parole educate, quel suo desiderio di una città "bella, moderna, carina"… e gliene rendo merito. È raro vedere qualcuno che crede ancora nel bene comune. Una persona diversa, mi dicevo. Uno che ci tiene davvero.

Poi ho visto il suo profilo: ordinato, curato, utilizza tanti tanti link, è capitato di riempirmeli esageratamente anche commentando un mio post, articoli, fonti a non finire. Non si limita a dire la sua, no — la deve dimostrare, a tutti i costi. Perché la sua idea, per esistere, ha bisogno del timbro degli altri. E fin qui, nulla di male. Anzi.

Ma questo post, questo qui, ha tolto la maschera, da oggi non merita più la mia stima.

Ora è chiaro chi è davvero: un megafono al servizio del sindaco e della sua nuova, comoda maggioranza. Quella nata da una metamorfosi così abile e cinica da riportare al potere chi, fino a ieri, era stato condannato all’irrilevanza politica.

Complimenti, Fortyz Brayan. Anche a lei piace la metamorfosi. Peccato non conoscere il suo vero nome! Ma che vuole, non tutti ci mettono la faccia.

Eccoci, Fortyz Brayan. È arrivato il momento della verità. Adesso sì che si sbilanci per il nostro sindaco, forse in vista delle Regionali. Serve consenso, serve visibilità, servono voti. Nulla di nuovo: la politica è anche questo.

Ma lei, proprio lei, non doveva farlo.

Durante la campagna elettorale rammento le sue parole come pietre:

“Mai con Forza Italia. Mai con gli Sculchiani. Mai con chi ha governato questa città.”

Parole forti, granitiche, pronunciate per rassicurare una cittadinanza stanca e tradita.

E ora? Neanche un accenno nel suo profilo. Sparite. Evaporate. Tanto — penserà — “non serve”, vero? Ma invece servirebbe se si avesse un po di onestà intellettuale.

I casi della vita, eh Fortyz Brayan ?

Oggi, è socio proprio di quelle stesse persone che — con la sua voce tonante e sicura — ha massacrato pubblicamente in Piazza Marinai d’Italia. Si ricorda?

I suoi comizi infuocati, le parole dure, i nomi e cognomi sbattuti contro la folla, come simboli di un passato da cancellare.

Erano il male assoluto. Ora sono suoi alleati.

Ma queste cose, non la scandalizzano, caro Fortyz nei suoi post non le racconta. Perché? Non fa parte dell’amore per Crotone? Non è forse anche questo “amare la città”? Dire la verità, anche quando brucia?

Liberarla dai dileggiatori, dai falsari, dai trasformisti, non era questo il suo compito? La voce l'alza contro di noi che, insieme ai cittàdinj siamo reduci di un vero e proprio tradimento politico

O forse la voce l’usa solo finché fa comodo, finché serva ad attirare applausi.

Ora, invece, serve il silenzio.

Il silenzio dei complici. Dei convertiti. Di chi ha capito che “per stare a galla”, bisogna dimenticare. Ma sappia una cosa, Fortyz:

qualcuno ricorda. E continuerà a parlare. Anche quando la piazza sarà vuota. Noi lo faremo! 

Ha già imparato l’arte.

Giovane, almeno credo, ma già perfettamente inserito in quella mentalità che considera la campagna elettorale una fiera delle illusioni:

"Diciamo a questi quattro "cioti" quello che vogliono sentire, poi il potere lo gestiamo noi. Tanto il popolo dimentica."

Complimenti davvero. Continui così, Fortyz Brayan!  Sta dimostrando di essere all’altezza del ruolo: un impeccabile scodinzolatore al servizio dei nuovi potenti di Crotone.

Condivida pure le piazze piene, i cantanti pagati con il sudore, i sacrifici — e sì, anche la morte — dei crotonesi.

Sorvola pure sui fondi Eni. Dimentica l’accordo con Eni.

La stessa Eni che i suoi “amici” in campagna elettorale definivano il nemico numero uno. 

“Eni sarà il nostro nemico”, dicevano in coro.

E oggi? Oggi la multinazionale vi tratta con guanti di velluto nei lavori della "bonifica".

E mentre cittadini e comitati gridano giustizia per una messa in sicurezza che non c’è, voi pubblicate sorrisi, selfie e passerelle.

Vada avanti così, Fortyz. Ma sappia che qualcuno non dimentica. La chiudo qui, Fortyz. Altrimenti ci vorrebbe un libro.

Continuerò a seguirla, sa? Mi auguro che vorrà ancora mostrarci le "bellezze" di Crotone: i lavori di ieri, di oggi e – perché no – anche quelli di domani. Purché, ovviamente, siano tutti a firma “Voce”. 

Del resto, non si preoccupi: ci penseremo noi  quei quattro “cioti” di cui lei e i suoi amici vi fate beffe, a raccontare anche il resto.

Sì, ne faccio parte anche io di questo movimento. E ne vado fiero, anche di essere "cioto", perché se fossimo stati “intelligenti” come lei e I suoi amici, ci saremmo piazzati comodi su qualche poltrona, con stipendi da favola e la coscienza in saldo.

Ma abbiamo scelto altro.

Abbiamo scelto ciò che lei non ha il coraggio di fare:

Mostrare il brutto, il marcio, il tossico, il velenoso di questa città. 

Quello che da anni cercate di nascondere sotto il tappeto, e lei è il primo a farlo sul suo profilo:

il distretto energetico selvaggio,

l’ampliamento degli inceneritori,

le concessioni facili per parchi eolici a terra e a mare,

il rigassificatore,

le polveri delle biomasse e della turbogas,

una bonifica finta, da quattro soldi, non quella imposta dai tribunali,

l’isolamento,

lo spopolamento.

La lenta morte di Crotone.

Auguri, FortyzBrayan. Continui pure così, al fianco degli uomini di potere.

Si goda la ribalta. I like. Le pacche sulle spalle.

Ma si ricordi una cosa:

Crotone si salverà con i “cioti”, non con i filibustieri né con i "tragiraturi" che l’hanno ridotta a una vacca da spremere.

DONNE A LUTTO PER SEMPRE: I MIEI RICORDI.

 


L’immagine di quella donna vestita di nero, di un tempo che poi non è nemmeno così lontano, è ancora viva nei miei ricordi. Una quarantina d’anni fa, dalle nostre parti, era normale incontrare vecchiette interamente vestite a lutto. Erano le donne di un’altra epoca: madri, mogli, figure forti e silenziose, sempre pronte al sacrificio. Ce le ricorda anche il nostro conterraneo #RinoGaetano nel suo testo "Ad esempio a me piace il sud".

Se una donna perdeva il marito, anche nei primi giorni del matrimonio, raramente si risposava. Faceva voto di lutto eterno. Ma cosa significava, davvero, "portare il lutto"?Significava vestirsi di nero dalla testa ai piedi: scarpe, calze, abiti, e quel copricapo che non toglieva nemmeno sotto il sole cocente d’agosto. Almeno per cinque anni, spesso dieci. Poi, magari, levava le calze nere... ma l’abito scuro lo conservava per tutta la vita.

Era “la vedova”.

Ne ricordo una, sempre vestita di nero, instancabile lavoratrice. Rimasta sola, cresciuto i figli tra mille sacrifici, affrontando tutto con dignità e senza mai dimenticare l’amore perduto. Nel suo cuore, il marito non è mai morto. Lo portava con sé, ogni giorno, e lo testimoniava con quel lutto fedele fino all’ultimo respiro.

Tempi duri, senza dubbio. Oggi tutto è cambiato. Ma il ricordo di quelle donne resta scolpito nel cuore. Bastava un contatto con loro per percepire qualcosa di profondo: sublimità, dolcezza, amore incondizionato, forza silenziosa. Erano sempre pronte a rinunciare a tutto, pur di proteggere chi amavano.

Anche nella mia famiglia il dolore ha lasciato il segno. Perdemmo un fratello di appena 25 anni. Mia madre, da quel giorno, vestì di nero per sempre.

È difficile capire quella mentalità, quella cultura. Ma quella era la realtà: la sofferenza era un tesoro da custodire, non da nascondere.

Per l’uomo il lutto era diverso. Non portava il nero per sempre. Il lavoro nei campi non lo permetteva. Ma anche lui soffriva, e nel silenzio. Lasciava crescere la barba, tornava ogni sera a casa, senza più spensieratezza, senza più festa.

Un tempo in cui il dolore si portava addosso, con fierezza e amore. Un tempo che non c’è più, ma che non può essere dimenticato.

venerdì 12 settembre 2025

AMERICA, SI SPARA ALLA VERITÀ: UCCISO CHARLIE KIRK PERCHÉ DIFENDEVA I VALORI CRISTIANI?

Charlie Kirk è stato ucciso. Colpito da un proiettile mentre parlava durante un evento universitario, è caduto da martire sotto gli occhi del pubblico. Gli investigatori hanno ritrovato un fucile ad alta potenza nei pressi della scena dell’attentato: un’esecuzione in piena regola. Non si tratta più solo di censura; se venisse confermata l’ipotesi che l’omicidio sia legato a motivazioni ideologiche, significherebbe che oggi si arriva a premere il grilletto contro chi osa opporsi al pensiero unico dominante.

Con il suo podcast, The Charlie Kirk Show, portava nei campus americani un messaggio chiaro: difesa della vita, responsabilità personale, amore per la famiglia. Combatté il progressismo sfrenato, il multiculturalismo ideologico e la cultura woke, che stanno erodendo le fondamenta morali dell’Occidente.

Intanto, a Roma, tra giubilei che sanno di blasfemia e benedizioni a nuovi “modelli di famiglia”, tutto tace. O peggio: si acconsente. La voce di chi difende i valori cristiani viene soffocata nel sangue. Charlie Kirk era un cristiano evangelico, uno dei pochi che ancora difendeva ciò che per secoli ha reso forte la civiltà cristiana.

Il volto feroce delle nuove ideologie globaliste si sta rivelando: chi si oppone, rischia la vita.

E come non ricordare le parole del grande Benedetto XVI, che ancora oggi risuonano come una profezia:

“Chi non si uniforma alla dittatura del relativismo viene perseguitato.”

A chi si professa cattolico, un appello: non cediamo ai compromessi di nuovi pastori confusi. Non seguiamo le mode, né dottrine travestite da misericordia. Affidiamoci al Vangelo. Solo lì è custodita la verità che salva. E per la quale, ancora oggi, nei tempi bui in cui viviamo, c’è chi è disposto a morire. 

martedì 2 settembre 2025

MAGNA GRECIA PARK TRASFERITO A BELCASTRO: IL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI LASCIA PERPLESSI. PRESENTATE DUE INTERROGAZIONI


Il trasferimento del Magna Grecia Park da Crotone a Belcastro è avvenuto in un silenzio istituzionale che lascia profondamente perplessi.

A sorprendere è, innanzitutto, l’assenza totale di confronto all’interno del Comune e della Provincia di Crotone, enti che rappresento direttamente. Ma ciò che colpisce ancora di più è il silenzio assordante da parte dei sindaci del territorio provinciale: molti di loro avevano inizialmente aderito con entusiasmo al progetto, eppure oggi assistono passivamente al suo spostamento in provincia di Catanzaro, senza esprimere né consenso né dissenso.

Questo silenzio può forse essere letto come una forma di condivisione della scelta? Se così fosse, sarebbe doveroso spiegarlo chiaramente ai cittadini. Se invece si tratta di una decisione subita, è ancora più grave che nessuno senta il dovere di parlarne. Tutto tace. L’argomento sembra scivolare via nell’indifferenza generale. E quando i rappresentanti di un territorio non prendono posizione, si genera smarrimento e si legittimano sospetti.

Parliamo di un progetto culturale e identitario che riguarda l’intera area della Magna Grecia. Non può essere modificato o ridisegnato senza confronto, senza trasparenza, senza una visione condivisa.
La politica ha il dovere di spiegare, di rappresentare, di assumersi la responsabilità delle scelte. In questo caso, purtroppo, ha preferito tacere.

Eppure, il Comune di Crotone ha formalmente detto no al progetto. Ma lo ha fatto in modo opaco, senza alcuna comunicazione ufficiale alla città. Solo dopo il clamore suscitato in città, il sindaco ha pubblicato un breve articoletto di poche righe. Una giustificazione tardiva e insufficiente.

Per questo motivo, ho presentato due interpellanze: una al sindaco di Crotone (a risposta orale) e una al presidente della Provincia (a risposta scritta). Lo faccio nella mia veste di consigliere comunale e provinciale, con l’obiettivo di fare chiarezza, non di creare polemiche.

Viviamo in una comunità sempre più attiva solo su temi effimeri, mentre su questioni fondamentali come lo sviluppo economico e culturale prevale l’indifferenza. Eppure, il Magna Grecia Park rappresentava un’opportunità concreta per Crotone. Un’occasione storica per rompere l’isolamento e l’immobilismo che da decenni bloccano la città.

Le mie interpellanze non sono pretestuose. Servono a riportare trasparenza nei rapporti tra istituzioni e cittadini. Perché anche un eventuale diniego può essere comprensibile — se fondato su vincoli reali, motivazioni tecniche o ostacoli oggettivi. Ma finché non vengono chiarite, rimane solo il sospetto.
Sindaco e presidente della Provincia hanno il dovere di informare. È una questione di rispetto verso la città e verso chi la rappresenta.

sabato 30 agosto 2025

CROTONE ABBANDONATA: DOPO ENI, IL MASE E LA SILENZIOSA CONDANNA A CITTÀ DISCARICA.


Dopo Eni, ora è il turno del Ministero dell'Ambiente, che avrebbe dovuto difendere la nostra salute. Eppure, a Crotone non è così, le leggi sembrano non avere valore. Siamo una repubblica a parte, dove gli amministratori, incapaci o indifferenti, non fanno il loro dovere. E così, alla fine, i rifiuti pericolosi rimarranno qui, a casa nostra, e tutti, in silenzio, “zitti e mosca”, guarderanno mentre la città si trasforma, irrimediabilmente, in una discarica.

Dopo le promesse e le disposizioni dei tribunali—"rifiuti fuori regione", "rifiuti all'estero"—alla fine, tutto resterà qui. Un destino segnato, e nessuno sembra avere il coraggio di fermarlo.

Il Ministero dell'Ambiente è pronto a dare il via libera alla traslazione dei rifiuti pericolosi a  Columbra di Crotone, nel cuore del territorio crotonese, gestiti da Eni Rewind e dal generale Errigo. Un altro passo verso la devastazione, mentre il sindaco e la giunta, invece di concentrarsi su progetti concreti per il rilancio della città, continuano a parlare di iniziative che non producono risultati. Bonifiche vere, valorizzazione delle strutture sanitarie e delle infrastrutture? Nulla di tutto ciò. Solo silenzio, accordi sulle royalties con Eni, e alla fine ci ritroveremo con i rifiuti industriali lasciati qui, senza alcuna alternativa.

Avevamo ragione a preoccuparci, e ora vediamo il fallimento di una battaglia che doveva essere combattuta con determinazione. Ma chi ha scelto la via della morbidezza e dell'inazione ha condannato Crotone. La lotta doveva essere di tutti, ma il risultato è che, ancora una volta, siamo soli.

Non possiamo rassegnarci. Il futuro di Crotone non può essere quello di un’enorme discarica. Non possiamo permettere che il progetto di A2A al Passovecchio vada avanti, distruggendo ciò che resta del nostro territorio.

La situazione è insostenibile. Siamo in chiara violazione delle normative ambientali e sanitarie, e non possiamo permettere che la nostra salute e il nostro futuro vengano sacrificati sull'altare dell'indifferenza e dell'inerzia. Ora è il momento di reagire, prima che sia troppo tardi! Se i cittadini smettessero di concentrarsi su feste e festicciole inutili, e cominciassero a pensare seriamente al futuro della città, potremmo davvero fare la differenza.

PADOVA, NASCE UN MASCHIO MA LO CRESCONO "NEUTRO". SULLA PORTA DI CASA UN FIOCCO ARCOBALENO.

È nato un bambino. È maschio. Punto.

Non c'è spazio per i dubbi: ha il corpo di un maschio, è stato accolto come ogni neonato nella sua verità biologica, evidente, innegabile. Eppure, per i nuovi accoliti della cultura gender, questo non basta. La verità deve essere sospesa, rinviata, negata. Aronne – questo il nome del piccolo – non sarà né maschio né femmina, almeno finché non sarà lui a decidere. Magari a 18 anni. Forse dopo. Così, alla porta di casa, nessun fiocco azzurro. Ma un fiocco arcobaleno.

Non è un gesto privato. È una dichiarazione. È ideologia allo stato puro, imposta là dove la vita chiede solo di essere accolta nella sua semplicità.

Protagonista di questa scelta è Margherita Colonnello, assessora PD al Sociale del Comune di Padova. Un ruolo pubblico, una figura politica, che non accetta più ciò che è naturale. Ma che cosa sta succedendo? Cosa vogliono queste persone? Sostituirsi a Dio?

Non basta il dibattito sull’eutanasia, il suicidio assistito, la manipolazione della morte. Ora si osa manipolare anche l’origine stessa della vita. Si stravolge la nascita. Si cancella l’identità. Si rende ogni nuovo essere umano un campo di battaglia ideologico.

E intanto, la società tace. Indifferente, anestetizzata. Una società ormai scristianizzata e pagana, dove anche i pastori tacciono. Non un vescovo – non uno – ha trovato il coraggio di alzare la voce per difendere l’uomo così come Dio l’ha pensato.

Che ne sarà di questo bambino? Non come persona – perché ogni vita è sacra – ma come simbolo, come messaggio: perché sembra che la sua nascita abbia valore solo in quanto atto politico. È una resa silenziosa a un mondo che ha perso il senso del limite, del mistero, della verità.

Ma veramente questo è il mondo che vogliamo!?

giovedì 28 agosto 2025

I COMUNI DELLA PROVINCIA DI CROTONE ACCOLGONO IL MAGNA GRECIA PARK, MENTRE COMUNE E PROVINCIA DI CROTONE LO SNOBBANO. QUI NON SI CRESCE PIÙ!

Mi sarei aspettato un bel "no" deciso quando, nel territorio crotonese, si autorizzavano invasi per rifiuti e impianti per lo smaltimento di scarti industriali, ospedalieri e altre sostanze pericolose.

Mi sarei aspettato un "no" netto quando si realizzavano ben tre centrali a biomasse, oltre ad altri impianti di diversa natura, sempre nella nostra provincia. Mi sarei aspettato un "no forte" quando hanno costruito il più grande parco eolico d’Europa, senza che il territorio ne avesse un vero ritorno.

Mi sarei aspettato una rivolta politica quando hanno smantellato la stazione ferroviaria e declassato l’aeroporto. E invece, niente. Silenzio. Ma oggi, su un progetto di sviluppo turistico — l’unico che potrebbe realmente generare opportunità — arriva un "no". Un no senza motivazioni, senza confronto, senza visione.

Nemmeno lo si è voluto esaminare. Eppure, sarebbe bastato discuterne. Si può anche dire no, certo, ma va spiegato, motivato, reso pubblico. Invece, qui non si sa nulla, tranne di un articoletto in stampa.. E noi consiglieri, almeno quelli che cercano ancora di vigilare, abbiamo il diritto – insieme ai cittadini – di sapere il perché. 

Se c’è qualcosa che non va, invito chi di competenza a tirare fuori il coraggio e la responsabilità necessaria per parlarne apertamente. Nascondersi dietro un dito è segno di mancanza di rispetto, trasparenza e di assunzione di responsabilità.

Un progetto che si sviluppa nel territorio di Crotone, e che l’ente Comune e la Provincia ignorano completamente. Paradossalmente, è sostenuto da quasi tutti i Comuni della provincia.

E allora mi rivolgo ai cittadini: le feste, le festicciole vanno bene, ci sta che si realizzano opere pubbliche, ma non basta! Non ci faranno mai crescere se non ripartiamo alla vocazione naturale di questo territorio. Vogliamo davvero continuare così? Oppure è il momento di alzare la testa e pretendere di più?

N.B. dall'immagine si può vedere che i comuni della provincia di Crotone, e non solo; le associazione e movimenti vari hanno aderito al progetto.

sabato 23 agosto 2025

CROTONE, I FRUTTI AMARI DELLA CULTURA TARGATA VOCE

 

Ecco i primi “frutti” delle attività socioculturali promosse dall’amministrazione Voce: dileggi ai consiglieri comunali, insulti, polemiche e provocazioni. Un’estate costruita per sé stesso, non certo per quella parte dell’opposizione che, proprio per evitare attacchi personali, ha scelto di non partecipare a certi eventi. Un'estate che sembra più un palcoscenico elettorale che un’occasione di condivisione civile.

Che cultura è mai questa, se i cittadini – e persino i consiglieri comunali – devono restare sempre sul “chi va là”? Che cultura è, se la parola del sindaco – che dovrebbe unire e guidare – si trasforma ogni volta in un pretesto per scatenare querelle e polemiche di basso livello?

Che cultura è mai questa, se un incontro pubblico, organizzato per discutere sulle problematiche cittadine, si apre con un intervento di 28 minuti del sindaco, completamente incentrato sulla sua propaganda politica, tralasciando proprio quel tema ambientale tanto sbandierato in campagna elettorale e oggi puntualmente dimenticato?

Il fallimento è sotto gli occhi di tutti: la bonifica promessa non è mai stata realizzata, e gli interventi collegati sono fonte di costanti polemiche cittadine. I timidi interventi di bonifica relativa a migliaia di tonnellate dei rifiuti industriali sepolti da oltre trent’anni sono inadeguati, quasi ridicoli e la gestione di un distretto energetico selvaggio sempre in aumento e sempre più impattante – con pale eoliche che arrivano fin dentro i giardini delle abitazioni – parla da sola.

Abbiamo firmato un comunicato (insieme a Salvo Riga, Anna Maria Cantafora, Carmen Giancotti, Chiara Capparelli e Cristian Prisma) e, ancora una volta, ci ritroviamo risposte sprezzanti e polemiche senza ritegno. È chiaro: Voce ha un solo obiettivo, vincere le elezioni. Si presenta come l’amministratore modello, quello che “accontenta” i cittadini con i soldi dell’ENI, trasformando l’estate in una sfilata di eventi, di belle serate – ma privi di una visione strategica.

E quando i fondi finiranno? Quegli stessi cittadini si ritroveranno con un pugno di mosche. Capiranno, forse troppo tardi, che non si stava costruendo nulla di solido, né per il turismo né per la cultura. Solo una gigantesca campagna elettorale travestita da cartellone estivo. Panem et circenses? No, solo circenses. Il “panem” lo hanno dimenticato. Svegliatevi cittadini! Evitate i pifferai di turno.

E allora ci chiediamo: com’è possibile che si indigni se qualcuno osa definire questi eventi per ciò che sono davvero, cioè spot elettorali? Basta guardare i social, scorrere le pagine del giornalista Rosario Rizzuto (anche quest'ultimo insultato durante la kermesse), per capire come vengono utilizzati i microfoni.

E infine, l’ipocrisia più insopportabile: l’accusa rivolta a noi per non aver partecipato all’intitolazione dell’aula consiliare a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Si dovrebbe vergognare a usare nomi così grandi per fare polemica politica. Quel giorno avevo impegni precedentemente assunti, ma il tributo a Falcone e Borsellino si rende con i fatti, non con cerimonie e slogan. Da sindaco e da amministratore, ho sempre difeso la legalità con scelte concrete.

Auguro sinceramente a Voce e alla sua amministrazione di concludere il mandato all’insegna della legalità. Ma attenzione: ho visto tanti conune che all'ingresso del palazzo c'era la scritta: qui la " 'ndrangheta non entra", ma poi la storia recente insegna che gli stessi amministratori hanno avuto seri problemi giudiziari. A Crotone, servono fatti e non parole. E sugli slogan – purtroppo – è l’unica cosa su cui il sindaco può davvero vantarsi.

Vincenzo Voce: maestro di slogan, non di amministrazione.

venerdì 22 agosto 2025

IL CIELO ACCOGLIEVA UN FIGLIO, E LA MAMMA TROVA IL CORAGGIO DI SCRIVERE

Sa che il suo figlio non ce la farà. Lo sente. Il distacco da questo mondo è vicino, palpabile. Oramai ogni respiro sembra un addio. Il dolore le squarcia il cuore, come una ferita aperta che non si chiude. Una madre vorrebbe fermare il tempo, riscrivere il destino. Ma non può. Eppure, qualcosa dentro di lei si accende.

Chi potrà mai riportare indietro un figlio da quel tunnel oscuro? Chi potrà illuminare il cammino di un ragazzo? Lei, però, trova uno spiraglio. Non è rassegnazione: è speranza. Una speranza che nasce dal dolore, ma guarda oltre, verso la luce. Una madre lo sente: al di là di quel buio c’è vita. Diversa, invisibile agli occhi, ma più vera che mai. Una vita rinnovata, una vita degna. Degna per il suo Filippo.

E allora scrive. Con le lacrime sul viso, per affidarsi, per credere. Chiede aiuto. Chiede preghiere. Scrive in una realtà dove il ritorno non c’è… eppure quelle parole sembrano toccate da una grazia. Dentro quelle righe c’è Dio.

Ha anche la forza di rivolgersi a chi, anche in queste tragedie, non riesce a tacere. A chi punta il dito, a chi giudica. Ma lei non cerca polemiche. Cerca amore!

Perché una madre non lascia morire suo figlio.

Insieme alla famiglia, compie il più grande gesto d’amore: dona. Dona tutto ciò che può ancora dare. Dona vita. Gli organi di Filippo ora battono in altri corpi. In altre madri, in altri padri, in altri figli.

Filippo è morto, sì. Ma Filippo vive due volte. Vive nel cuore di chi ha ricevuto un nuovo domani, e vive nella Gerusalemme celeste, la Patria dei giusti, dove non esiste più pianto, né dolore. Dove la vita è eterna. Dove l’amore non finisce mai.

Riposa in pace Filippo, da lassù, prega per la tua e nostra martoriata terra!

giovedì 21 agosto 2025

CROTONE, LE RASSEGNE CULTURALI TRASFORMATE A SPOT ELETTORALI: INSULTI E PROVOCAZIONI AGLI AVVERSARI



Un sindaco che divide, non unisce!!

Tutti abbiamo creduto – o almeno sperato – che i fondi dell’ENI sarebbero stati destinati a grandi eventi culturali, capaci di rilanciare l’immagine e la dignità di questo territorio. Personalmente, però, non avrei voluto neppure un centesimo da ENI, se prima non avesse risarcito fino all’ultimo euro per l’inquinamento e la devastazione ambientale causati in oltre mezzo secolo.

Il sindaco Voce ha scelto diversamente. Ha fatto bene a sé stesso, non certo alla comunità. Lo ha dimostrato anche nell’ultima serata pubblica, monopolizzando il microfono per ben 28 minuti: un discorso prolisso, autoreferenziale, divisivo. Da me si direbbe: “a scassa quindici”.

Premesso che noi non abbiamo mai cambiato casacca – da cinque anni siamo il gruppo più numeroso e siamo rimasti coerentemente Stanchi dei Soliti – è il caso di ricordare, signor sindaco, che lei è partito come civico con Tesoro Calabria, per poi smantellare in breve tempo quel progetto.

Ha mostrato simpatie per esponenti della sinistra, poi, gradualmente, si è accodato alle idee della lista che in campagna elettorale era sua principale avversaria, quella riconducibile all’onorevole Sculco. Successivamente, ha stretto accordi proprio con i suoi ex oppositori, ovvero i consiglieri di Forza Italia. Si è dichiarato nemico dell'Eni, ma oggi è accomodato nei salotti televisivi i cui eventi sono sponsorizzati dalla stessa Multinazionale.

E allora, con quale coraggio oggi parla di “cambio di casacca”? Chi è davvero passato da una parte all’altra e che dovrà andarsene a casa? Se non lui lei, il peggiore trasformista di tutti i tempi.

Quello che doveva essere un evento culturale – momento di condivisione, unità e riconciliazione – è stato trasformato nell’ennesima passerella politica. Un’occasione persa per unire, sfruttata invece per dividere. E soprattutto, per attaccare chi non la pensa come lui.

Ha parlato di me e del consigliere Cristian Prisma, alludendo al nostro numero di voti. Una caduta di stile, ma soprattutto un messaggio pericoloso: secondo il sindaco, in consiglio comunale contano solo i “grandi numeri”. Un’idea che mortifica la democrazia e alimenta l’idea che la politica sia solo questione di potere e consenso, non di idee e contenuti.

Il consigliere Prisma è un giovane onesto, entrato per la prima volta in consiglio con una campagna pulita, condotta a testa alta, raccogliendo 70/80 voti in una città dove la competizione era durissima, tra partiti e movimenti radicati. Meriterebbe rispetto, non dileggio.

Quanto a me, non ho preso 70 voti, ma 94. Non sono residente a Crotone, non mi sono potuto neanche votare, non ho mai fatto politica qui, e ho deciso di candidarmi l’ultimo giorno utile, per scelta e per convinzione, accettando l’invito di Andrea Arcuri responsabile del Movimento cittadino sopra menzionato. Non ho chiesto voti a nessuno. Mi hanno votato liberamente e spontaneamente i cittadini crotonesi 

E allora, sindaco Voce, basta con questa retorica arrogante sui suoi “16.600 voti”. Non sono di sua proprietà. I voti si ricevono, non si possiedono. E i miei sono lindi, trasparenti, frutto della fiducia spontanea della gente. Non so se mi ricandiderò, ma una cosa è certa: fin dal primo giorno ho smascherato le sue bugie sull’ambiente. Ha tradito lo spirito ambientalista, ha svenduto le promesse, e oggi i cittadini lo vedono chiaramente.

Non si vanti dei suoi “ricorsini” al TAR: sono il risultato di battaglie nate da me, da altri consiglieri d'opposizione e dai comitati, non certamente da lei. Ha accettato in silenzio il cambio del piano rifiuti, poi ha provato a cavalcare l’onda. Ma ormai la sua incoerenza è sotto gli occhi di tutti.

Infine, usare i soldi dell’ENI per insultare chi la critica, è vergognoso. Dovrebbe solo dimettersi. La città ha bisogno di un sindaco serio, sobrio, riflessivo. Non di un uomo che urla, divide e offende.Il tempo delle chiacchiere è finito. I crotonesi meritano molto di più.


CROTONE, LE RASSEGNE CULTURALI TRASFORMATE A SPOT ELETTORALI: INSULTI E PROVOCAZIONI AGLI AVVERSARI

 


Un sindaco che divide, non unisce!!

Tutti abbiamo creduto – o almeno sperato – che i fondi dell’ENI sarebbero stati destinati a grandi eventi culturali, capaci di rilanciare l’immagine e la dignità di questo territorio. Personalmente, però, non avrei voluto neppure un centesimo da ENI, se prima non avesse risarcito fino all’ultimo euro per l’inquinamento e la devastazione ambientale causati in oltre mezzo secolo.

Il sindaco Voce ha scelto diversamente. Ha fatto bene a sé stesso, non certo alla comunità. Lo ha dimostrato anche nell’ultima serata pubblica, monopolizzando il microfono per ben 28 minuti: un discorso prolisso, autoreferenziale, divisivo. Da me si direbbe: “a scassa quindici”.

Premesso che noi non abbiamo mai cambiato casacca – da cinque anni siamo il gruppo più numeroso e siamo rimasti coerentemente Stanchi dei Soliti – è il caso di ricordare, signor sindaco, che lei è partito come civico con Tesoro Calabria, per poi smantellare in breve tempo quel progetto.

Ha mostrato simpatie per esponenti della sinistra, poi, gradualmente, si è accodato alle idee della lista che in campagna elettorale era sua principale avversaria, quella riconducibile all’onorevole Sculco. Successivamente, ha stretto accordi proprio con i suoi ex oppositori, ovvero i consiglieri di Forza Italia. Si è dichiarato nemico dell'Eni, ma oggi è accomodato nei salotti televisivi i cui eventi sono sponsorizzati dalla stessa Multinazionale.

E allora, con quale coraggio oggi parla di “cambio di casacca”? Chi è davvero passato da una parte all’altra e che dovrà andarsene a casa? Se non lui lei, il peggiore trasformista di tutti i tempi.

Quello che doveva essere un evento culturale – momento di condivisione, unità e riconciliazione – è stato trasformato nell’ennesima passerella politica. Un’occasione persa per unire, sfruttata invece per dividere. E soprattutto, per attaccare chi non la pensa come lui.

Ha parlato di me e del consigliere Cristian Prisma, alludendo al nostro numero di voti. Una caduta di stile, ma soprattutto un messaggio pericoloso: secondo il sindaco, in consiglio comunale contano solo i “grandi numeri”. Un’idea che mortifica la democrazia e alimenta l’idea che la politica sia solo questione di potere e consenso, non di idee e contenuti.

Il consigliere Prisma è un giovane onesto, entrato per la prima volta in consiglio con una campagna pulita, condotta a testa alta, raccogliendo 70/80 voti in una città dove la competizione era durissima, tra partiti e movimenti radicati. Meriterebbe rispetto, non dileggio.

Quanto a me, non ho preso 70 voti, ma 94. Non sono residente a Crotone, non mi sono potuto neanche votare, non ho mai fatto politica qui, e ho deciso di candidarmi l’ultimo giorno utile, per scelta e per convinzione, accettando l’invito di Andrea Arcuri responsabile del Movimento cittadino sopra menzionato. Non ho chiesto voti a nessuno. Mi hanno votato liberamente e spontaneamente i cittadini crotonesi 

E allora, sindaco Voce, basta con questa retorica arrogante sui suoi “16.600 voti”. Non sono di sua proprietà. I voti si ricevono, non si possiedono. E i miei sono lindi, trasparenti, frutto della fiducia spontanea della gente. Non so se mi ricandiderò, ma una cosa è certa: fin dal primo giorno ho smascherato le sue bugie sull’ambiente. Ha tradito lo spirito ambientalista, ha svenduto le promesse, e oggi i cittadini lo vedono chiaramente.

Non si vanti dei suoi “ricorsini” al TAR: sono il risultato di battaglie nate da me, da altri consiglieri d'opposizione e dai comitati, non certamente da lei. Ha accettato in silenzio il cambio del piano rifiuti, poi ha provato a cavalcare l’onda. Ma ormai la sua incoerenza è sotto gli occhi di tutti.

Infine, usare i soldi dell’ENI per insultare chi la critica, è vergognoso. Dovrebbe solo dimettersi. La città ha bisogno di un sindaco serio, sobrio, riflessivo. Non di un uomo che urla, divide e offende.Il tempo delle chiacchiere è finito. I crotonesi meritano molto di più.

N.B

Ringrazio Rosario Rizzuto per l'utilizzo del suo video

mercoledì 20 agosto 2025

RASSEGNE A CROTONE, UNA RIFLESSIONE SULL'OSPITE CRUCIANI

Non sono mai intervenuto riguardo alle manifestazioni e agli intrattenimenti organizzati dal Comune di Crotone, anche se mi riservo di esprimere alcune considerazioni in seguito;  non avrei avuto nulla da ridire nemmeno sulle serate che vedono la partecipazione di giornalisti di fama nazionale (anche se i costi non sono esigui), coinvolti nelle rassegne che si stanno svolgendo in questi ultimi giorni di agosto. Nulla da eccepire – che piacciano o meno – su figure come #MarioGiordano o #LucaSommi.

Tuttavia, ritengo doveroso esprimere una riflessione sull’invito rivolto a #GiuseppeCruciani, che, a mio avviso, non rappresenta un ospite gradito, e per diversi motivi:

1. Linguaggio volgare e offensivo: Cruciani è noto per il suo modo di esprimersi aggressivo e spesso sguaiato, non degno nemmeno del mercato, figuriamoci di una trasmissione radio-televisiva a diffusione nazionale. Nei suoi interventi abbondano parolacce, insulti e un atteggiamento arrogante. Invito chi non lo conoscesse a visionare il video pubblicato da Stanchi dei Soliti (il link è disponibile sotto il post) per farsi un’idea più precisa del personaggio.

2. Posizioni discutibili sul conflitto israelo-palestinese: Cruciani ha mostrato in più occasioni simpatia verso le posizioni del governo israeliano, senza mai condannare apertamente le oppressioni che il popolo palestinese sta subendo. Ricordo, a tal proposito, le polemiche sorte con Il Fatto Quotidiano su questo tema.


Vale la pena ricordare che in Italia, in tempi recenti, siamo arrivati ad annullare un concerto sinfonico diretto da #ValeryGergiev alla Reggia di Caserta, a causa delle sue presunte vicinanze a Putin.

Alla luce di tutto questo, ritengo che al posto di Cruciani sarebbe stato preferibile invitare una figura professionale, garbata, educata, equilibrata e non schierata ideologicamente.


N.B Ecco il link per chi ha fegato ad ascoltare le volgarità di Cruciani 

https://www.facebook.com/share/r/16w95dyGGp/

martedì 19 agosto 2025

TRUMP–PUTIN: UN NUOVO ORDINE MONDIALE E SPIRITUALE, MENTRE L’EUROPA VUOTA RESTA A SCODINZOLARE

Con questo post non mi rivolgo a tutti, ma solo a quegli amici che ancora credono nei principi e nei valori cristiani. Tuttavia, se c'è rispetto per il mio pensiero, potrà forse essere un motivo di riflessione anche per gli altri. Ci rendiamo davvero conto di cosa sta accadendo nel mondo? Ci accorgiamo che stiamo vivendo in una realtà capovolta, dove la verità è oscurata e la menzogna viene accolta come fosse luce?

San Paolo ci mette in guardia con parole forti e attuali:

"Poiché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi, Dio invia loro una potenza d’inganno, così che essi credano alla menzogna e siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all’iniquità." (2 Tessalonicesi 2,10-12).

E i segni sono sotto gli occhi di tutti.

Un’élite europea, che non rappresenta più il cuore del popolo, ci ha imposto una visione distorta: ci ha detto che Putin è solo un despota sanguinario, senza darci più lo spazio per pensare o giudicare con lucidità.Nel frattempo, l’America di Trump si allontana da un continente che appare sempre più smarrito e decadente, mentre noi restiamo intrappolati in una narrazione costruita e imposta.

Ma quale Europa è questa? L’Europa di Macron? Quella di Ursula von der Leyen, che suggerisce di cambiare i nomi cristiani per non urtare la sensibilità musulmana, che vorrebbe cancellare il Natale, rinominandolo “festa d’inverno”?

Un’Europa che dice di difendere i diritti delle donne, ma si presta a sottomettersi al velo islamico. Che finanzia gay pride dove simboli sacri vengono profanati: la Madonna, Cristo stesso, ridicolizzati accanto a simboli osceni.

Che lascia bruciare cattedrali come Notre-Dame senza più un sussulto di coscienza, che nega le proprie radici cristiane, toglie crocifissi dalle scuole e porta i bambini a pregare nelle moschee. Non vi sembra tutto parte anche di uno scontro morale e spirituale profondo?

E in mezzo a tutto questo, guardiamo al popolo russo – non solo a Putin – che appare saldo nella sua identità, fedele ai valori che danno senso e ordine alla vita, e che rifiuta di barattare la verità per convenienza. Trump lo ha capito. Putin lo ha capito.

E mentre i leader europei continuano a inseguire il favore degli Stati Uniti, senza più dignità né visione, l’Europa perde se stessa.

Si svuota. Si spegne. 

Basta osservare l'incontro tenutosi negli Stati Uniti: i leader europei continuano a seguire la stessa, monotona narrazione nei confronti della Russia. Hanno provato a organizzare questo vertice, ma è apparso evidente che mancava quella solennità tipica degli incontri tra le grandi potenze mondiali. È sembrato qualcosa di secondario e, diciamoci la verità, persino un po' grottesco. L'Europa, ormai, non viene più considerata.

E, permettetemi, secondo il mio modesto parere: di fronte a chi offende Dio con leggerezza e senza vergogna, nemmeno Dio potrà più restare dalla sua parte.

domenica 17 agosto 2025

DA KROTON A BELCASTRO: IL SOGNO SPEZZATO DELLA MAGNA GRECIA, NEL SILENZIO GENRALE


Rifletto su alcune stranezze che, ormai, sembrano diventate la normalità in questa città. Nel mondo politico regna un silenzio assordante: nessuno affronta i problemi, nessuno solleva domande. Poi, appena qualcuno prova a mettere in luce mancanze e omissioni — e solo allora — come per magia, tutti si scatenano. E guarda caso, alla fine i meriti vogliono prenderseli sempre gli altri.

Oggi, per esempio, nessuno — e sottolineo nessuno — parla del progetto del nuovo parco turistico che doveva sorgere a Crotone. Un investimento importante, un’opportunità concreta per il territorio. E invece? La fondazione, composta da crotonesi, imprenditori e rappresentanti delle associazioni locali, ha deciso di spostarlo altrove. In un altro comune. Un fatto grave, che passa sotto silenzio. Anche chi si dice "sensibile" alle problematiche del territorio tace. E questo silenzio, credetemi, fa rumore.

Nel frattempo, l’estate va avanti a pieno ritmo, tra eventi, feste e selfie. Tutti felici, tutti contenti, abbagliati da specchietti per le allodole. Ma si finge di non vedere, illudendosi — consapevolmente — che bastino quattro luci a parlare di sviluppo. E invece no. Lo sviluppo vero qui continua a non arrivare.

Politici, cittadini, amministratori: si celebrano le serate riuscite come se fossero segnali di cambiamento. Foto, abbracci, pacche sulle spalle. Ma in fondo, si sa, i finanziamenti sono arrivati. Soprattutto quelli dell’ENI, quelli del cane a sei zampe. Eppure, ci siamo abituati: arrivano, promettono, inquinano. Si parla di "bonifiche", ma sono finte. Di "nuovi investimenti", ma sanno sempre di inceneritori mascherati da progresso.

E poi ci tocca sentire che a Crotone non si fa nulla per il turismo, per i musei, per i siti archeologici. Quando invece, ogni volta che si tenta una rotta diversa, una visione alternativa basata sulla cultura e sulla nostra identità, scatta lo scetticismo. O peggio, l’indifferenza.

Il caso "Magna Grecia Park"

Tre anni fa veniva presentato a Crotone in grande stile: applausi, telecamere, amministratori, imprenditori, associazioni culturali. Un progetto serio, concreto, con tanto di computometrico, piano economico-finanziario, studi territoriali. L’area individuata era a nord della città, vicino al mare, oltre 150 ettari. Nessun vincolo, tutto in linea con il Psc.

A rendere credibile il progetto era soprattutto il comitato scientifico, composto da enti, istituzioni, associazioni di categoria e sindacati. Nessuna richiesta di fondi pubblici. Solo visione, competenza, e voglia di fare.

Eppure, a quanto pare, Comune e Provincia di Crotone non hanno mai risposto all’adesione. Gli stessi enti che non esitano ad appoggiare ogni progetto che deturpa il paesaggio: pale eoliche accanto ai siti archeologici, ampliamenti per smaltire rifiuti, concessioni per invasi.

Mi chiedo: è questo il destino di Crotone? Dobbiamo rassegnarci a essere la pattumiera d’Italia? A vivere nei rifiuti mentre chi potrebbe creare valore viene ignorato?

Sembrava l’inizio di qualcosa. Invece, tutto si è spento. Il "Magna Grecia Park" si farà altrove. Nessuna comunicazione ufficiale, solo silenzi. Nemmeno dalla fondazione, che ha acconsentito allo spostamento del progetto. E mi spiace dirlo, ma anche da loro mi sarei aspettato più coraggio, più chiarezza.

Lo dico con senso di responsabilità, da consigliere comunale e provinciale, non da avventuriero. Ho sempre cercato equilibrio, ma quando un progetto del genere — che può cambiare le sorti di un territorio — viene ignorato, è giusto farsi delle domande.

Parliamo di:

· 3.000 posti letto in resort e strutture ricettive;

· parchi tematici ispirati alla storia e alla mitologia della Magna Grecia;

· oltre 1.700 posti di lavoro;

· un indotto in grado di coinvolgere tutta la Calabria.

Eppure, il silenzio.
Il progetto non è mai stato discusso neanche nelle commissioni consiliari. Perché? Chi ha deciso che non merita attenzione?

Dove sono ora quelli che si definiscono paladini del bene comune? Dove sono le influencer da salotto, pronte a postare una foto per ogni inaugurazione, ma assenti quando c’è da lottare per la città vera? Dove sono gli indignati da tastiera, che si scatenano per una buca in strada, ma restano zitti quando un sogno collettivo viene affossato?

Davvero pensiamo che progresso e cultura si costruiscano dietro uno schermo, senza mai esporsi?

Intorno, tutto tace.
E stavolta fa male.

Un plauso, invece, va al sindaco di Belcastro, che ha mostrato apertura mentale e visione. Ma qui va chiarito un punto: questo progetto non può e non deve essere spostato altrove, se non ci sono ostacoli legali o vincoli tecnici, dovrà realizzare a Crotone, nell’antica capitale della Magna Grecia, nella città di Milone, Alcmeone e Pitagora.

Perché non è un’idea calata dall’alto, ma nata da cittadini crotonesi. Gente che ama la propria terra e vuole proteggerla, valorizzarla, raccontarla. Siamo stanchi di vedere il nostro territorio in mano a estranei che decidono il nostro futuro, spesso solo per regalarci nuovi impianti per smaltire rifiuti.

L'antica Kroton non ha bisogno di essere raccontata da altri.

Ha già tutto: la storia, le pietre, i silenzi che parlano di memoria. Trasferire altrove questo progetto è un ennesimo tradimento. Non solo del territorio, ma della sua identità. È togliere voce a una comunità che ha il diritto — e il dovere — di custodire il proprio passato per costruire il futuro.

Crotone merita trasparenzavisione e coraggio. Basta con la narrazione da fiaba. È ora di affrontare la realtà, e pretendere risposte.