È innegabile che le forze del male si siano scatenate contro l'umanità, e in particolare contro la famiglia. Ma ciò che sta accadendo ha superato ogni limite. Un tempo il femminismo, nato per garantire diritti alle donne, in gran parte ho condiviso una giusta lotta, ma è innegabile che abbia aperto la strada a una serie di eventi che hanno messo a rischio l'unità familiare.
Il divorzio, pur avendo le giuste ragioni, lascia cicatrici nei cuori dei bambini coinvolti, costretti a subire il trauma della separazione. E poi l'aborto, una legge che ha devastato le famiglie e contribuisce all'estinzione di un popolo, come sta accadendo in Italia. Per un credente, accettare questa realtà significa confrontarsi con un destino inaccettabile. E agli occhi del Padre Eterno?
Oggi assistiamo all'unione tra persone dello stesso sesso, all'acquisto di bambini in provetta e alla mercificazione del seme umano. Il genere è stato annullato, e ci si può sentire maschi o femmine a piacimento, senza alcuna coerenza.
A Roma, i cartelloni dell'iniziativa “Mio figlio No” di Pro Vita e Famiglia, volti a difendere la libertà educativa dei genitori contro l'imposizione di ideologie LGBT nelle scuole, sono stati rimossi in un batter d'occhio. Manifesti autorizzati, che riportavano la testimonianza di adolescenti confusi da favole in cui le principesse diventano uomini o da bagni misti nelle scuole.
La campagna è supportata da 30.000 firme per chiedere leggi che garantiscano il diritto dei genitori di escludere i propri figli da corsi di educazione di genere. Eppure, i cartelloni sono stati silenziati. Chi ha deciso di farli sparire? È un mondo squallido, una vergogna per chi si professa credente e tace di fronte a questa deriva. E la Chiesa bergogliana che fa? Da cattolico sono veramente sconcertato! Che tempi stiamo vivendo, ma c'è chi fa finta di niente, tutto fa brodo!
Lasciate in pace la famiglia e i bambini! Non è tempo di fermare questo massacro e alzare la voce per combattere questo feroce relativismo?
Come diceva il grande Papa Benedetto XXVI: siamo governati dalla dittatura del relativismo".
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