Ieri è stato finalmente scoperto il telo che, per alcuni giorni, ha nascosto il murale realizzato dalla nostra artista Anna Simbari. Da sempre, Anna si cimenta con diverse opere e su diversi settori, e come si può vedere, anche i dipinti sulle mura cittadine esprimono il suo talento al massimo livello. L’opera è stata voluta dall’associazione Memorie Storiche di Scandale - associazione culturale, che da mesi lavora per scoprire e valorizzare i ricordi del nostro paese, soprattutto attraverso la raccolta di antiche foto che raccontano storie e momenti vissuti nella nostra piccola comunità in diverse epoche.
Il murale è stato realizzato su una facciata del bar tabaccheria di proprietà della famiglia Trivieri e Pignanelli, dove è stata riprodotta una vecchia cartolina del paese. Questa immagine rappresenta un angolo che, chissà quante case di Scandalesi sparsi nel mondo ha raggiunto. Attraversi la quale si vede la zona, allora ancora poco abitata, conosciuta tuttora come "a villetta" o anche "u biviu", perché si raggiunge la vecchia strada nazionale, oggi provinciale, che da un lato porta a Crotone e dall’altro a San Mauro Marchesato. Nella toponomastica comunale, la zona, essendo posta su un colle, un tempo era chiamata "Colla del Vento"; nella nostra memoria, invece, "a coddra". Oggi ancora d' uso popolare, indica la zona più in basso, ed è definita dagli archivi comunali come "Piazza Oberdan".
A proposito di memoria storica, nella cartolina si intravedono alcune case e soprattutto il laboratorio di un vecchio fabbro, Armando Gentile, detto "a forgia i mastru Armanti". Lì si lavorava di tutto, in particolare i ferri per asini e cavalli. Nelle vicinanza si trova il vecchio Biviere, "U Bivijiri", un luogo che un tempo dissetava gli abitanti e soprattutto i contadini, che facevano le proprie riserve, riempendo i barili d'acqua prima di scendere nelle nostre campagne, ma era anche il punto di ristoro per gli animali da soma.
L'attività di Trivieri e Pignanelli, però, nella memoria storica fa riaffiorare qualcosa di più profondo. Forse molti lo hanno dimenticato, ma io no! Quei locali nel passato erano l'abitazione di una signora, una donna forte e laboriosa, che si rimboccava le maniche soprattutto quando il marito è venuto a mancare troppo presto. La chiamavano "a biatichìsa", non a caso quella dimora veniva chiamata "a casa i da biatichìsa", lei, proveniente dal bellissimo borgo di Umbriatico, e generò la numerosissima famiglia dei "Crudo", i cui membri nel linguaggio popolare acquisivano a loro volta "i biatichìsi" o anche "i roccheddra" da parte del padre. La mente mi riporta a questa memoria, perché rappresentava una famiglia tipica di allora, onesta e laboriosa, soprattutto quando le donne nella sventura sapevano dare il massimo, essere grande mamma, e nello stesso tempo capaci di sostituirsi alle braccia di un padre.
in un contesto in cui oggi su parla di patriarcato di un tempo, oggi dimostra che anche il matriarcato nelle vecchie epoche esisteva e sapeva convivere nelle difficili epoche.
N.B. l'inaugurazione è stata nella giornata di ieri ed è, come nel suo solito, ben raccontata da Rosario Rizzuto nel suo profilo di Facebook.
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