Sa che il suo figlio non ce la farà. Lo sente. Il distacco da questo mondo è vicino, palpabile. Oramai ogni respiro sembra un addio. Il dolore le squarcia il cuore, come una ferita aperta che non si chiude. Una madre vorrebbe fermare il tempo, riscrivere il destino. Ma non può. Eppure, qualcosa dentro di lei si accende.
Chi potrà mai riportare indietro un figlio da quel tunnel oscuro? Chi potrà illuminare il cammino di un ragazzo? Lei, però, trova uno spiraglio. Non è rassegnazione: è speranza. Una speranza che nasce dal dolore, ma guarda oltre, verso la luce. Una madre lo sente: al di là di quel buio c’è vita. Diversa, invisibile agli occhi, ma più vera che mai. Una vita rinnovata, una vita degna. Degna per il suo Filippo.
E allora scrive. Con le lacrime sul viso, per affidarsi, per credere. Chiede aiuto. Chiede preghiere. Scrive in una realtà dove il ritorno non c’è… eppure quelle parole sembrano toccate da una grazia. Dentro quelle righe c’è Dio.
Ha anche la forza di rivolgersi a chi, anche in queste tragedie, non riesce a tacere. A chi punta il dito, a chi giudica. Ma lei non cerca polemiche. Cerca amore!
Perché una madre non lascia morire suo figlio.
Insieme alla famiglia, compie il più grande gesto d’amore: dona. Dona tutto ciò che può ancora dare. Dona vita. Gli organi di Filippo ora battono in altri corpi. In altre madri, in altri padri, in altri figli.
Filippo è morto, sì. Ma Filippo vive due volte. Vive nel cuore di chi ha ricevuto un nuovo domani, e vive nella Gerusalemme celeste, la Patria dei giusti, dove non esiste più pianto, né dolore. Dove la vita è eterna. Dove l’amore non finisce mai.
Riposa in pace Filippo, da lassù, prega per la tua e nostra martoriata terra!
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