Cosa ci saremmo dovuti aspettare da chi si autoproclama "ambientalista"? Progetti seri per il governo delle acque, la messa in sicurezza del fiume Esaro – oggi ridotto a una fogna a cielo aperto – e controlli veri contro gli scarichi abusivi. Un freno agli investimenti folli su nuovi impianti di smaltimento e alla costruzione di invasi inutili. E invece? Silenzio. Complice, imbarazzante, colpevole.
Ci saremmo aspettati il blocco immediato del distretto energetico selvaggio. Una moratoria su pale eoliche inutili, imposte dall’alto, che devastano il paesaggio e ingrassano pochi noti. Una vera politica di tutela del territorio, non spot da campagna elettorale. E invece? Nulla. Solo quello che siamo riusciti a fermare noi, con mozioni, interrogazioni, Consigli comunali aperti. Ogni giorno è una battaglia contro l’inerzia, contro chi predica bene e razzola male.
E che dire delle infrastrutture idriche e fognarie? Molti impianti risalgono agli anni ’40. Colabrodi arrugginiti, che quando si rompono lasciano interi quartieri senza servizi per giorni. Il PNRR offriva un’occasione storica. Altri comuni hanno colto la sfida. Qui no. Qui si dorme. L’unico progetto vagamente utile – il ripristino dei serbatoi di San Giorgio, fermi da 25 anni – è stato affossato dopo una delibera iniziale che stanziava due milioni. Oggi, dopo la nostra mozione presentata al comune, vedremo finalmente chi ci mette la faccia e chi scappa dietro i soliti giochi politici.
Ma la vergogna più grande resta la bonifica mancata. In un sito nazionale ad alto rischio ambientale, le polveri sottili sono fuori controllo, il monitoraggio è ridicolo, la tutela della salute pubblica inesistente. A due passi dalla centrale a biomasse, montagne di legname stoccato a cielo aperto in condizioni indecenti. E nessuno muove un dito.
E l’amianto? In pieno centro città? Ancora lì. Intatto. Letale. Nessuna rimozione, nessun piano, nessuna volontà. E qui arriva il caso emblematico, simbolico, vergognoso: la battaglia dell’avvocato Giuseppe Trocino, nei pressi degli ex mercati generali di Tufolo. Tetti sfondati, amianto ovunque, materiali pericolosi deteriorati, in un’area densamente popolata, a ridosso di scuole, impianti sportivi, abitazioni. E del fiume Esaro. Una bomba sanitaria sotto gli occhi di tutti. Il Crotonese ne parla da anni. Ma l’amministrazione ambientalista? Muta. Come se non fosse un problema. Come se la salute pubblica fosse un fastidio.
Questo scempio va fermato ora. Non domani. Non quando arriverà l’ennesimo studio inutile. Non quando sarà troppo tardi.
Qui non parliamo solo della mancata bonifica dell’ex sito industriale. Parliamo del fallimento della bonifica ordinaria, quella che anche la peggiore delle amministrazioni avrebbe almeno finto di iniziare.
E allora la domanda è semplice, diretta: i fondi Eni? Perché non si usano per proteggere la salute dei cittadini, prima di tutto? Perché vengono utilizzati in progetti autoreferenziali, invece che salvare una città contaminata?
E noi credevamo che saremo stati un’amministrazione ambientalista! Ci ritroviamo con un’amministrazione immobile, cieca, sorda, e sempre più complice.
Ma una cosa sia chiara: io non mollo. Questa battaglia va portati fino in fondo. Perché la salute di una comunità non si baratta. Si difende.
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