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QUANDO LA CULTURA SI FACEVA PER STRADA

Niente di straordinario, a dirla tutta. Non era esattamente l'era della piena diffusione degli smartphone, né social network, né struttu...

martedì 30 settembre 2025

QUANDO LA CULTURA SI FACEVA PER STRADA



Niente di straordinario, a dirla tutta. Non era esattamente l'era della piena diffusione degli smartphone, né social network, né strutture attrezzate. Eppure, bastava una piazza, una strada, qualche sedia portata da casa e tanta voglia di stare insieme. La cultura, a quei tempi, la facevamo così: per strada.

Era, l’estate del 2001. La prima estate scandalese, un esperimento spontaneo nato dal mio desiderio di animare il paese, di farlo rivivere con suoni, sapori e racconti, coinvolgendo anche i bambini. Organizzammo spettacoli, sagre, serate di musica popolare. Ma non ci fermammo lì.

Decidemmo di andare oltre l’intrattenimento. Volevamo dare spazio alla nostra storia, alla nostra identità. Così nacquero esposizioni di vecchie fotografie in bianco e nero, ricordi che riaffioravano dai cassetti delle case. Mostrammo libri scritti e quadri di autori di Scandale, spesso dimenticati, ma capaci di raccontare il nostro mondo meglio di chiunque altro. Portammo in piazza gli attrezzi della civiltà contadina, oggetti semplici ma ricchi di significato, appartenuti a padri, nonni, contadini che ancora in quegli anni popolavano il paese, anziani portatori di memoria viva.

Non c’era nulla di tecnologico, nulla di programmato nei minimi dettagli. Ma c’era l’anima. C’erano le strade del paese che tornavano a vivere, tra una chiacchiera e una risata, tra un piatto di "covatelli" e un bicchiere di vino e un aneddoto raccontato all’ombra di un lampione. Momenti di aggregazione veri, sinceri, senza filtri. E soprattutto, c’erano i ricordi: quelli che uniscono, che insegnano, che fanno sentire parte di qualcosa.

Era l'inizio per fare anche grandi eventi estivi nel nostro paese.

E forse, senza saperlo, stavamo costruendo un piccolo pezzo di storia.

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