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QUANDO BASTAVA UN ALBERO DI FICO PER RECAPITARE UNA LETTERA.

  Le fotografie della via Roma di Scandale riportano alla mente i racconti dei nostri genitori e nonni, in un tempo in cui le vie del paese ...

sabato 27 settembre 2025

QUANDO BASTAVA UN ALBERO DI FICO PER RECAPITARE UNA LETTERA.

 

Le fotografie della via Roma di Scandale riportano alla mente i racconti dei nostri genitori e nonni, in un tempo in cui le vie del paese erano conosciute non tanto per i nomi ufficiali, ma per i riferimenti familiari e popolari. A1llora, infatti, la segnaletica stradale era spesso sbiadita o assente, e molti luoghi venivano chiamati con nomi usati nel gergo quotidiano: u largu i Genuzzu, a Coddra, u chjianu, u cafunu, a Sicilia, u Shanghai o u struttu i Catineddra, a Villetta, Cundoliu, a Bellavista, u Timpunu, a Serra, sutta l'orta, u Cucinaru, a Carcara ecc.

Scandale, con la sua conformazione collinare, aveva anche un proprio linguaggio direzionale: si diceva "vaiu i capa d’irtu" per salire e "vaiu i pindìnu" per scendere. Una vera e propria toponomastica popolare, viva e condivisa da tutti. Via Roma, in particolare, era conosciuta da tutti: era il cuore pulsante del paese.

In un tempo in cui i telefoni ancora non esistevano, spedire una lettera richiedeva una buona dose di fantasia, soprattutto quando questa era urgente e non si conosceva l’indirizzo esatto del destinatario. In quei casi, ci si affidava ai soprannomi e a dettagli riconoscibili che potessero guidare il postino fino alla persona giusta.

Un esempio curioso lo raccontava spesso mio padre: una lettera indirizzata a un certo Antonio Grisi, conosciuto da tutti come ‘Ntoni di la Luccina, fu recapitata la posta con questa indicazione:

"Al sig. ‘Ntoni di la Luccina, via Mastru Sarvaturi i Scarpa Leggia, ppi signali: nu pedi i ficu vicinu a porta i da casa, Scandale"

Il soprannome era già abbastanza per restringere il campo. La “via” non era ufficiale, ma indicava la zona dove c'era la bottega di un noto artigiano — forse un fabbro, ma più probabilmente un calzolaio — conosciuto da tutti come Mastru Sarvaturi i Scarpa Leggia. E per evitare ogni dubbio, si aggiungeva un ultimo dettaglio inconfondibile: un albero di fico vicino alla porta di casa.

Una descrizione che, pur fantasiosa, era chiara a chi conosceva il paese. E la lettera arrivò senza problemi, nei tempi record!

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