Dopo il saluto del Commissario alla Bonifica, generale #Errigo, non posso fare a meno di tornare con la memoria a certi episodi del passato.
Tempi in cui la gente era semplice, ma pure un po’ furbetta. Perciò, se me lo permettete, concedetemi qualche metafora, come si faceva una volta, quando ci si capiva con un sorriso e due proverbi.
La questione crotonese – l’ho già detto e lo ripeto – mi ricorda la tela di Penelope: si annoda, si scioglie, si ricuce… e non si finisce mai. Un’opera infinita. E ormai, più che un problema nazionale, sembra un episodio di vita paesana, come questo:
C’era una volta, nel mio paese, quando uno riusciva a diplomarsi, era come se avesse vinto un Nobel. Un traguardo epocale. La scaramanzia era legge, e al rientro in paese – dove tutti si conoscevano e si viveva come in una famiglia allargata col campanile in mezzo – partiva subito la fatidica domanda:
“Comu su juti l’esami?”, "come sono andati gli esami?" E il ragazzo, con le mani in tasca e il sorriso da chi la sa lunga, rispondeva: “M’hai cacciatu u pinsijiri.” Tradotto: “Mi sono tolto il pensiero.”
Un capolavoro di diplomazia: dire qualcosa senza dire niente. Fino a che non uscivano “i quadri” – gli elenchi con i voti appesi a scuola – tutto restava top secret. Solo allora si scopriva la verità.
Ora, passati decenni, i tempi sono cambiati. Ma le frasi, quelle no.
Oggi come allora, c’è chi parla molto… per non dire niente.E così, al posto dell’esame di maturità, esaminiamo ad esempio il caso dela bonifica di Crotone.
Al posto dello studente, funzionari e rappresentanti istituzionali. Ma la risposta è sempre la stessa: “I lavori sono stati eseguiti.” “Ringraziamo tutti per la collaborazione.” Insomma della alla paesana:
“N’amu cacciatu u pinsijiri.” (Ci siamo tolti il pensiero.) Peccato che l’unico a non esserselo tolto… siamo noi e i cittadini crotonesi.
Perché dopo anni di attese, proteste e promesse, non si capisce ancora cosa sia stato fatto, come sia stato fatto, e soprattutto se sia stato fatto in sicurezza. Le domande dei comitati e dei cittadini restano tutte lì, appese a un muro di silenzi istituzionali.
Ora il Commissario Errigo ci saluta. Ha fatto ciò che poteva e doveva, e nessuno mette in dubbio il suo impegno. Il problema è che non sappiamo nulla con certezza, né dei risultati, né delle intenzioni future. E questo, in un territorio martoriato come il nostro, non è accettabile.
Non è colpa sua. Lui ha eseguito un mandato. La colpa è di chi quel mandato l’ha scritto (o forse no). Di quella politica più preoccupata di fare propaganda che progetti. Di quei politicanti che si ricordano di Crotone solo in campagna elettorale, come oggi alle regionali, con il sorriso, con il santino e la tasca piena di promesse generiche.
La bonifica? Sparita dai programmi. Il futuro della città? Un mistero.
L’importante, per alcuni, è lo spettacolo estivo, l’intrattenimento, le luci e i microfoni. Le cose serie, invece, sempre in fondo all’ordine del giorno. Quando ci arrivano.
Ma tanto, alla fine, chi se ne importa se il lavoro è stato fatto bene o male.
L’importante è potersi dire: “N’amu cacciatu u pinsijiri.”
Come quel vecchio studente, impreparato e illuso, convinto di aver passato l’esame… solo perché l’esame è finito.
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