L’immagine di quella donna vestita di nero, di un tempo che poi non è nemmeno così lontano, è ancora viva nei miei ricordi. Una quarantina d’anni fa, dalle nostre parti, era normale incontrare vecchiette interamente vestite a lutto. Erano le donne di un’altra epoca: madri, mogli, figure forti e silenziose, sempre pronte al sacrificio. Ce le ricorda anche il nostro conterraneo #RinoGaetano nel suo testo "Ad esempio a me piace il sud".
Se una donna perdeva il marito, anche nei primi giorni del matrimonio, raramente si risposava. Faceva voto di lutto eterno. Ma cosa significava, davvero, "portare il lutto"?Significava vestirsi di nero dalla testa ai piedi: scarpe, calze, abiti, e quel copricapo che non toglieva nemmeno sotto il sole cocente d’agosto. Almeno per cinque anni, spesso dieci. Poi, magari, levava le calze nere... ma l’abito scuro lo conservava per tutta la vita.
Era “la vedova”.
Ne ricordo una, sempre vestita di nero, instancabile lavoratrice. Rimasta sola, cresciuto i figli tra mille sacrifici, affrontando tutto con dignità e senza mai dimenticare l’amore perduto. Nel suo cuore, il marito non è mai morto. Lo portava con sé, ogni giorno, e lo testimoniava con quel lutto fedele fino all’ultimo respiro.
Tempi duri, senza dubbio. Oggi tutto è cambiato. Ma il ricordo di quelle donne resta scolpito nel cuore. Bastava un contatto con loro per percepire qualcosa di profondo: sublimità, dolcezza, amore incondizionato, forza silenziosa. Erano sempre pronte a rinunciare a tutto, pur di proteggere chi amavano.
Anche nella mia famiglia il dolore ha lasciato il segno. Perdemmo un fratello di appena 25 anni. Mia madre, da quel giorno, vestì di nero per sempre.
È difficile capire quella mentalità, quella cultura. Ma quella era la realtà: la sofferenza era un tesoro da custodire, non da nascondere.
Per l’uomo il lutto era diverso. Non portava il nero per sempre. Il lavoro nei campi non lo permetteva. Ma anche lui soffriva, e nel silenzio. Lasciava crescere la barba, tornava ogni sera a casa, senza più spensieratezza, senza più festa.
Un tempo in cui il dolore si portava addosso, con fierezza e amore. Un tempo che non c’è più, ma che non può essere dimenticato.
Nessun commento:
Posta un commento