“Chi accoglie anche uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me…”
E mi chiedo: oggi, noi adulti, siamo accoglienti o motivo di scandalo per i nostri bambini?
Perché, sì, se allargate la foto… di bambini si tratta. Di "quatrareddri", come diciamo noi. Piccoli occhi che osservano tutto, cuori pronti a credere, a sperare, a dare fiducia. Noi, spesso, litighiamo. Loro, invece, si impegnano. Lottano, competono, sorridono, costruiscono sogni…
Nonostante tutto. Anche quando la loro comunità, la nostra comunità, non li sostiene, si mette di traverso, li ostacola. E allora trovano accoglienza altrove, magari in un’altra città, magari a Catanzaro, una città capoluogo, sì, ma soprattutto una città che sa accogliere. Ed ecco che mi torna in mente un’altra frase del Vangelo:
“Il sabato è fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato.”
Il sabato di un tempo era come la domenica di oggi, un tempo dedicato al bene dell’umanità. È un invito a fermarsi, a riscoprire ciò che conta davvero.
E anche oggi, io vedo quel “sabato” nei volti di questi ragazzi. In quella struttura che li ha accolti. In quello spazio pensato, o che dovrebbe essere pensato, per il bene dell’uomo. Perché ogni opera realizzata ha senso solo se promuove la crescita umana, morale e spirituale di chi la abita. A cosa serve un impianto sportivo, una scuola, un’opera pubblica, se poi diventa luogo di divisione, di astio, di rancore? A cosa serve costruire muri, se dimentichiamo di costruire ponti tra i cuori?
Oggi, guardando questi bambini sorridenti, io vedo speranza. Ci stanno insegnando a vivere. Ma sento anche la responsabilità, nostra, di non tradirla. Abbiamo il dovere di proteggere la loro gioia, di essere per loro esempio, guida, rifugio. Perché ogni bambino accolto è Dio che bussa alla nostra porta. E ogni bambino ferito è una ferita inferta al futuro.
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